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COPERTINA Spazi tempi linguaggi (453x640)Contiene anche un saggio del sociologo e giornalista licatese Francesco Pira, intitolato “Comunicare la multiculturalità: dagli old media ai social network. Analisi di un viaggio sulle percezione della migrazione dall’analogico al digitale. Dalla carta stampata a Facebook, Twittere Youtube” il libro a cura del professor Domenico Carzo “Spazi, Tempi e Linguaggi- Le migrazioni tra nuove tecnologie e diritti emergenti”, appena pubblicato dalla prestigiosa casa editrice internazionale L’Harmattan.

Il volume è pubblicato nella Collana, diretta dal professor Andrea Pitasi, “Teoria Sociologica Applicata”.

“Solo dalla nostra capacità di comunicare – scrive Francesco Pira – può nascere la possibilità di costruire una relazione con l’altro. Il linguaggio è elemento fondamentale del nostro essere individui, è ciò attraverso il quale forniamo la rappresentazione di noi stessi, è dal modo in cui esprimiamo o non esprimiamo il nostro essere che dipende la capacità dell’altro di comprendere, ma al tempo stesso la storia dell’altro il suo percorso le sue capacità, saranno ciò che gli consentirà di tradurre la nostra rappresentazione, attribuirgli significato, e individuare nuovo significato comune. Se in linea generale esiste una complessità del gestire la comunicazione, derivante anche dall’influenza che su di essa hanno fattori esterni  e che possono farla fallire. Nell’era della comunicazione mediata i fattori esterni agiscono in modo significativo nel processo di comprensione e interpretazione dell’altro e concorrono alla determinazione della natura ambivalente della comunicazione, nella misura in cui può essere anche anticomunicazione”. Secondo Pira l’introduzione del concetto di anticomunicazione serve da presupposto per la comprensione delle dinamiche relative al modo in cui il fenomeno migratorio viene percepito e come questa percezione sia eventualmente mutata nel passaggio dall’analogico al digitale. “Proprio dal modo in cui gestiscono i contenuti  – sottolinea Pira nel suo saggio – deriva la capacità di annullare o alimentare diseguaglianze tra nord e sud del mondo. Oggi sappiamo che il digital divide non riguarda solo la capacità di accesso che colpisce trasversalmente le fasce più povere della popolazioni indipendentemente dalla loro localizzazione geografica, ma soprattutto si concretizza sul piano culturale. Nel lavoro di “urbanizzazione” della rete un ruolo importante deve essere assolto dai giornalisti. Professionisti dell’informazione con il loro racconto hanno contribuito nel bene e nel male alla costruzione di quel dialogo, basato sullo scambio d’informazioni, che ha consentito la messa in atto di un processo comunicativo e dunque della rappresentazione identitaria di ciascun individuo”.

 Sette i saggi che compongono il volume che narrano le migrazioni contemporanee attraverso gli sguardi di vari studiosi che con approcci differenti (antropologici, sociologici, giuridici e statistici) declinano questo “fatto sociale totale” offrendo chiavi di lettura accomunate dal tentativo di realizzare un decentramento narrativo che consenta alle identità migranti di scrivere la propria storia. I sette saggi sono firmati da Antonia Cava, Marco Centorrino, Maria Rita Bartolomei, Vito Sforza, Angela Busacca e Maria Gabriella Campolo e da Francesco Pira. Il curatore il professor Domenico Carzo è ordinario di sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università degli Studi di Messina.