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Il clima tra Comune e Curia di Agrigento sulla reliquie di Sant’Angelo martire carmelitano resta incandescente. L’Arcidiocesi ci va giù dura e, con una nota a firma di don Giuseppe Pontillo, non le manda a dire. “Alle porte della celebrazione della Festa di Agosto – scrive Pontillo – non si comprende la necessità di interrompere il rapporto di confronto che era stato avviato, compromettendo la serenità e la natura della festa di Sant’Angelo. Ci si rammarica dell’esito al quale ha portato la chiusura del dialogo del Sindaco con l’Arcidiocesi, la quale ha sempre dimostrato il rispetto per la Città di Licata avendo avanzato l’intenzione di salvaguardare, a livello onorifico, alcune prerogative storiche, sebbene oggi abolite dalla normativa canonica, alla quale il Codice civile riconosce la competenza in materia”. Nuovo motivo del contendere è la determina dirigenziale 435, bocciata senza mezzi termini dalla Curia. “Si auspica – continua Pontillo – che il Comune possa avvalersi di personale specializzato in Diritto Canonico, Ecclesiastico, Archivistico e Storico, al fine di definire la questione del rivendicato diritto di patronato, sul quale si fondano tutte le richieste, poiché lo ius patronatus, al quale si appella il Sindaco e l’esperto, non è più esistente nella normativa canonica, e di conseguenza civile, e pertanto non più riconosciuto. In merito alla “richiesta” di verifica del patrimonio storico-artistico della Chiesa di Sant’ Angelo – prosegue la nota della Curia – questa Arcidiocesi ha già fatto pervenire da tempo agli organi competenti tutta la documentazione necessaria suffragata dagli inventari storici e dalla documentazione archivistica”. L’Arcidiocesi chiama quindi in causa anche il Consiglio comunale. “Al Presidente del Consiglio Comunale e ai Capi gruppo si porta a conoscenza la questione sollevata dal Sindaco della Città per operare per il bene della Comunità Ecclesiale di Licata. Si rimane a disposizione al fine di potere definire una questione che mai aveva creato nel passato recente difficoltà e che oggi non fa onore al Santo Martire, alla memoria dei padri e alla natura sacra della festa di Sant’Angelo”.