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La querelle tra Arcidiocesi di Agrigento e Comune di Licata sulle reliquie di Sant’Angelo si arricchisce di un ulteriore capitolo. Dopo che l’Ente ha deciso di inserire i resti del martire carmelitano tra i beni accidentali del proprio patrimonio, non si è fatta attendere la replica della Curia agrigentina che – con una nota a firma di padre Giuseppe Pontillo indirizzata al dipartimento Affari Generali e al Sindaco Pino Galanti – ha richiesto il ritiro della determina “per mancanza di presupposti di diritto e di fatto considerando tra l’altro, come ampiamente ribadito e dimostrato da fonti civilistiche ai vostri consulenti, che storicamente lo ius patronatus citato dal FEC non attribuisce alcun presupposto patrimoniale”. Secondo la Curia di Agrigento si palesa anche un vizio procedurale con “la violazione dell’art. 8 della legge 241 del 1990, ovvero mancato avvio del procedimento amministrativo, poiché sono ancora in atto le procedure per la definizione dei vari aspetti legati all’Urna e alle Reliquie di Sant’Angelo facendo riferimento alla proposta fatta pervenire dallo stesso Dipartimento del Comune di Licata”. I toni dello scontro tornano quindi alti. La Curia ribadisce come “la proprietà delle reliquie è indubbio di competenza ecclesiastica alla luce della documentazione in possesso di questa Arcidiocesi” sottolineando una volta di più come “si desidera precisare che, a prescindere dalla proprietà, che impone solamente degli obblighi ai sensi della tutela, i beni di che trattasi hanno una natura ecclesiale, ovvero sono patrimonio spirituale, prima che culturale, della comunità di Licata e la Rettoria di Sant’Angelo assolve da circa quattro secoli e mezzo alla custodia delle reliquie e del reliquiario, strettamente connessi alla devozione di Sant’Angelo. Da questo stretto rapporto esistente tra la comunità ecclesiale di Licata e il suo Patrono – conclude l’Arcidiocesi – si possono individuare i tratti sui quali siamo chiamati a confrontarci al fine di definire una situazione che non potrà mai travalicare il senso religioso primario delle reliquie e del suo reliquiario. Qualsiasi forma di attribuzione della proprietà nulla andrebbe a variare sullo stato attuale delle cose per come è stato finora”. Il ricorso alle carte bollate appare inevitabile e sarà con ogni probabilità il Tribunale amministrativo regionale ad essere chiamato a dirimere la controversia.