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Nuovo colpo di scena sulle reliquie di Sant’Angelo Martire carmelitano. Come noto, c’è in atto un contenzioso tra Curia di Agrigento e Comune di Licata per la titolarità dell’urna contenente i resti del Santo carmelitano. Il Comune – con una determina dirigenziale firmata dal dirigente del dipartimento Lavori Pubblici Puleo – ha deciso per l’inclusione dell’Urna di Sant’Angelo tra i beni demaniali accidentali dell’Ente “in virtù dei chiarimenti sulla stessa intervenuti tra il Comune e il Fec (Fondo Edifici per il culto) del Ministero dell’Interno. Nella propria determina dirigenziale, il dirigente dei Lavori Pubblici specifica come “l’Urna di Sant’Angelo risultava già in carico ai beni del patrimonio mobiliare del Comune ed in modo particolare nell’Inventario parziale di carico e scarico del patrimonio mobiliare, consegnatario il Canonico Morinello nell’anno 1901”. Il Comune rivendica sostanzialmente un diritto di proprietà laicale “ab immemorabili” sulla Chiesa di Sant’Angelo e sulle reliquie del Santo Patrono. La Giunta – lo si legge sempre nella determina – considera questo “un obiettivo per l’attuazione dell’indirizzo politico-amministrativo dell’Ente”. E’ evidente che la questione è tutt’altro che chiusa. La contrapposizione tra Curia di Agrigento e Comune di Licata sulla gestione e proprietà dei resti del Martire carmelitano resta fortissima. E quest’ultima determina è destinata a gettare ulteriore benzina sul fuoco. Da fonti interne alla Curia abbiamo infatti appreso come “si sta mettendo mano, insieme all’Ufficio, a quello che il Comune aveva scritto. Bisognerà vedere che valore ha una delibera dirigenziale fatta in questa maniera e in questi termini. A nostro avviso è l’ennesimo tentativo di non cercare un dialogo preferendo chiudere le porte e portando avanti un iter deleterio per il patrimonio e per la città di Licata. Noi vogliamo difendere solo il patrimonio che appartiene alla comunità ecclesiale di Licata”. Il ricorso alle carte bollate appare scontato e a dirimere l’intera questione sarà con ogni probabilità chiamato un tribunale. Finora infatti ogni tentativo di mediazione tra le parti sembra essere stato vano e, a distanza di alcuni mesi, il Comune è tornato a scrivere sulla gestione dei resti di Sant’Angelo attualmente custoditi all’interno del Santuario diocesano nella Chiesa patronale.