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Disfacimento e solitudine. Il disfacimento della maggioranza e la solitudine di un governatore. Questa la scena della politica siciliana dopo lo scandalo dei “morti spalmati”, dei falsi dati sulla pandemia forniti al governo nazionale per evitare la zona rossa, delle dimissioni dell’assessore alla sanità Razza. Dopo una legge finanziaria votata impallinando gli articoli dell’assessore alla finanze Armao. E soprattutto dopo l’intervista di Miccichè (su La Sicilia di ieri) che in pratica esclude una possibile ricandidatura di Musumeci per il 2022.

In questi giorni il governatore, dal canto suo, non è certo rimasto in silenzio. Cose da dire ne ha avute. Per la sua fibrillante maggioranza, da cui si sente tradito, e per l’opposizione, accusata di sciacallaggio. Parole lanciate ormai più da una posizione di debolezza che di forza. Musumeci sembra non avere più il controllo della situazione politica. Non governa l’Isola e si sente isolato e accerchiato dentro la sua stessa maggioranza. E ci sarebbe bisogno di tutt’altro in questo difficile momento. Di un governo autorevole e coeso in grado di rassicurare i cittadini sulle vaccinazioni e sui disastri economici prodotti dalla pandemia.

Dividersi ora non è certo segno di responsabilità. Né politica né istituzionale. L’opposizione Pd e 5Stelle chiede (giustamente, per come vanno le cose) le dimissioni del governatore. Ma dovrebbe anche chiedere a se stessa se ha un progetto per il futuro dell’Isola. Con quale maggioranza alternativa governarla. Con quale nuovo governatore. Finora non c’è alcun accordo, alcuna convergenza su un nome che sia uno.

Ed è un guaio per la Sicilia. Quello di avere un governo isolato e al capolinea e un’opposizione non ancora pronta, e forse neppure in grado, di prenderne il posto.

Gaetano Cellura