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Perdita autonomia Re Capriata, riceviamo un documento di Massimo Ingiaimo.

Ho seguito con molta attenzione il dibattito che si è sviluppato su Facebook attorno all’Istituto d’Istruzione Superiore “F. Re Capriata” di Licata, che è stato sottodimensionato per non avere raggiunto i 600 iscritti e rischia di perdere l’autonomia.

Sono un ex alunno del “Re Capriata”, allora (1986) scelsi io di andarci.

Ci andai perché non volevo andare al Liceo, che era una scuola ritenuta, a torto o a ragione, troppo severa, diciamo con pochi spazi di democrazia.

Scelsi, come tanti, la Ragioneria perché non ero sicuro di voler e potere andare all’Università e così, subito dopo il diploma, avrei potuto avere un titolo spendibile nel mondo del lavoro, quale lavoro a Licata era una incognita. Ma a 13/14 anni certamente non avevo consapevolezza dei reali sbocchi lavorativi, non ero cosciente che la scuola prima di tutto serve per imparare ad imparare, che più importanti delle nozioni sono le relazioni e la fatica nel gestirle.

La mia famiglia provò a convincermi ma alla fine mi lasciò fare e, per me, fu una splendida esperienza. Al terzo anno fui eletto rappresentante degli studenti e lì iniziai a muovere i primissimi passi verso quella che poi sarebbe maturata in passione politica. In quella scuola conobbi, durante una supplenza, il Prof. Gaetano Truisi, compagno di partito a cui, più tardi, mi legai come ad un fratello maggiore.

Grazie a quel diploma, anni dopo, iniziai a lavorare e poco dopo mi laureai.

Erano altri tempi e molte cose sono cambiate sul piano economico e sociale, sia a Licata e sia a Palma di Montechiaro, che erano i due comuni da cui provenivano la maggioranza degli studenti.

Racconto questo per dire che le motivazioni a base della scelta dell’iscrizione in una scuola o in un’ altra sono davvero tante e per certi aspetti imprevedibili, figlie del tempo che si vive.

Per questo l’equazione: sono cresciute le strutture ricettive e di ristorazione a Licata, abbiamo chef stellati ed esperti in ricezione turistica quindi l’istituto alberghiero non può avere pochi iscritti e se è così vuol dire che l’offerta formativa è poco efficace, non funziona. Non ci può essere nessun automatismo.

Il dimensionamento scolastico è una scelta politica che mette in competizione le scuole per decidere a chi lasciare il Dirigente Scolastico e a chi no, fondamentalmente per risparmiare, senza tenere in conto più di tanto dove opera la scuola, le realtà periferiche o con alto tasso di dispersione scolastica.

Il problema è talmente sentito in Sicilia che il parlamento regionale, su proposta del PD, ha votato, con un solo astenuto, il Disegno di Legge Voto n. 395 del 28/06/2023 con il quale si chiede al parlamento nazionale di derogare alla norma sul dimensionamento e mantenere i DS là dove gli iscritti sono tra 400 e 500 e c’è un tasso di dispersione superiore al 15%.

Vedremo se il parlamento nazionale e la maggioranza di governo ne consentirà l’approvazione.

Non c’è dubbio che sul numero delle iscrizioni contano le condizioni socio economiche in cui opera la scuola, ma ci sono altre variabili importanti, come il calo demografico, ma anche le mutate dinamiche sociali. L’emigrazione oggi, per esempio, riguarda interi nuclei familiari, a differenza di un tempo.

I dati delle iscrizioni alle superiori per l’anno 2023/2024 ci dicono che diminuiscono gli iscritti agli istituti professionali.

In Sicilia solo il 10,9% degli studenti si è iscritto ad un istituto professionale contro il 12,1% di media nazionale. E’ vero che tra i professionali vanno meglio gli alberghieri ma il numero degli iscritti è pari al 4%. Questo trend è confermato dal fatto che anche altri istituti alberghieri della provincia di Agrigento sono in calo di iscritti.

A mio giudizio sono mutati i bisogni e le motivazioni a base delle scelte, in altri termini è mutato il tessuto sociale.

In Sicilia abbiamo il 21,1% di dispersione scolastica nella scuola dell’obbligo, il doppio della media italiana. Chi va alle superiori pensa già all’università più che alla possibilità di un lavoro in città.

La forbice si è allargata ulteriormente tra chi non va a scuola completamente o ci va ma non è interessato a nulla se non ad avere il pezzo di carta e chi, grazie al sostegno delle famiglie, pensa già all’università.

A mio giudizio, come si è ridotta la fascia media nella società, si è ridotta la fascia di mezzo a scuola, quindi la povertà educativa porta a non iscrivermi più a scuola o a iscriversi in un Ente di formazione, così da avere un titolo con il minimo sforzo; oppure ci si iscrive al Liceo, magari influenzati dagli amici e delle famiglie in prospettiva universitaria o per emulazione.

Cioè c’è, da un lato un decadimento del senso dell’investimento su di se e sui propri talenti, un disconoscimento della scuola come strumento di emancipazione, una tale consapevolezza dell’inamovibilità dell’ascensore sociale che scoraggia in partenza, e dall’altro una polarizzazione sociale che incide anche sulle iscrizioni.

Ovviamente anche questa mia disamina è parziale e rischia di essere superficiale e per questo, penso serva un’analisi più approfondita e severa della società licatese, compito che la politica locale non svolge a sufficienza e dovrebbe recuperare.

Posso solo dire che conosco la dirigente scolastica e alcuni docenti del “Re Capriata” e so quanto impegno, passione e serietà mettono nel proprio lavoro.

Per tutte le cose che ho detto, non credo, dunque, che la riduzione delle iscrizioni al “Re Capriata” sia attribuibile alla Dirigente Scolastica o agli insegnanti o all’offerta formativa, anche perché il dato non è frutto del lavoro degli ultimi anni.

Per questo motivo manifesto la mia vicinanza ed il mio sostegno a tutti loro, ma condivido la necessità di fare ogni sforzo per realizzare collaborazioni fruttuose fra varie istituzioni (Comune, assistenti sociali, asp),   operatori dei diversi settori produttivi, perfino le istituzioni religiose e la politica locale, affinché si mettano in campo strategie volte a rendere attrattivo andare a scuola, imparare un mestiere, iscriversi al “Re Capriata”, sia per non perdere un’istituzione che è stata ed è presidio di legalità, di democrazia, di uguaglianza e libertà e sia per fare di questa scuola un tassello importante nella strategia complessiva di sviluppo di questa città.

Massimo Ingiaimo