di Gaetano Cellura – Improvvisazione e miliardi da buttare via nel ReArm Europe. Che vuol dire più carri armati che scuole e ospedali. Più spese militari che welfare. Più profitti (e dunque maggiore ricchezza) per le lobby delle armi. E per fare cosa? La guerra invece della pace? E per impedire a Putin di arrivare a Lisbona, sottomettere (dopo l’Ucraina) il Vecchio Continente? A quel Putin che ha notevoli difficoltà a governare il suo stesso territorio?

Siamo seri, per favore. E ritroviamo diplomazia e un po’ del senno perduto.

Della Von der Leyen – e di chi la sostiene – non ne possiamo più. Conosce un solo schema: quello adoperato per l’emergenza Covid. Allora i vaccini e ora le armi: sempre industrie vi sono dietro. L’industria farmaceutica e quella militare. E a chi dovremmo affidarla questa nostra guerra di difesa? A Macron e alla Francia, che non vince una guerra dai tempi di Napoleone? O a un’Unione che, per arrivare a tanto, dovrebbe rivedere piani e trattati, la sua stessa ragion d’essere e l’idea nobile di pace e unità dei popoli da cui ha avuto origine?

È vero che Trump ha sconvolto tutto. Ma l’America non è nuova a questi cambiamenti improvvisi. Sia con i repubblicani che con i democratici al governo. Dopo la Seconda guerra mondiale ha seguito i propri interessi abbandonando spesso al loro destino i teatri di guerra, da lei stessa creati. E di fatto mettendo in pratica la dottrina (semplificata) di Lord Gladstone: “I nostri nemici non sono eterni, i nostri amici non sono perenni, solo i nostri interessi sono permanenti”.

Forti di questi insegnamenti, avremmo dovuto lavorare noi per la pace in questi tre anni di guerra in Ucraina. Non seguire supinamente Biden. Ma il problema è che neppure ora – ora che la guerra è persa – vogliamo prendere coscienza dei nostri errori. Riconoscerli pubblicamente. E porvi rimedio. Magari ricorrendo a figure come Brandt e Mitterand e alla loro idea d’Europa: non baionette ma pace e welfare. Discutere tra di noi, e con Trump e Putin, su come ricostruire una nazione – l’Ucraina – vittima della nostra perenne follia.