di Gaetano Cellura  Lo storico e critico della letteratura non disdegnava di intervenire sui giornali – articoli profondi e dalla prosa avvolgente: su Rinascita, l’Unità, Paese Sera, Repubblica, il manifesto – che voleva dire, in sostanza, non rinunciare mai, anzi dedicarvi sempre il giusto spazio, alla sua passione politica. Ed è sui giornali, più che su Scrittori e popolo, che ho cominciato a conoscerlo. Non ho letto tutti i suoi articoli, ma ne ho letti tanti: e ricordo che compravo sempre il giornale, dopo avervi dato una veloce superficiale scorsa (l’edicolante me lo permetteva), quando c’era un suo editoriale o il richiamo in prima pagina di un suo articolo culturale all’interno.

Dire che Alberto Asor Rosa, morto ieri, era un maestro, una fortuna per chi ha potuto seguirne le lezioni all’università, sarebbe la ripetizione di quel che si legge su tutti i giornali stamattina. Qui voglio ricordarlo, semplicemente e brevemente, per due articoli (entrambi su Repubblica; e lontani, come data, uno dall’altro). Il primo su Calvino e le sue Lezioni americane. Opera in cui per Asor è visibile “l’auto-candidatura dell’autore a entrare nel canone dei classici”; e come questa aspirazione giustifichi, comunemente in ogni classicismo, la connessione tra il magico del segno (la scrittura) e il magico dell’anima (“i geroglifici profondi incorporati nell’essere”). E il secondo sull’interrogativo di Dante, nel XVI Canto del Purgatorio, riguardo al male: da dove viene? Chi ne è davvero responsabile?

E la risposta di Marco Lombardo (l’anima che vi sta scontando la pena): “Voi che vivete ogni cagion recate”. E la spiegazione in due parole di Asor Rosa, suggerita anche dalla precisione assoluta con cui Dante definisce il libero arbitrio: l’uomo, messo continuamente di fronte alla scelta tra il bene e il male, grazie agli strumenti calati in lui dall’alta volontà divina, ha in sé gli strumenti per fare la scelta giusta. E quindi: “Ben puoi veder che la mala condotta/è la cagion che ‘l mondo ha fatto reo/e non natura che ‘n voi sia corrotta”.

Non solo docente universitario, intellettuale di prim’ordine e scrittore: Asor Rosa è stato deputato del Pci e ha poi partecipato alla nascita del Pds. Ѐ stato nel Pci di Togliatti e in quello di Berlinguer. E non ha fatto mancare i propri articoli a un giornale come il manifesto, che stimava molto. Era attento alla questione morale come a quella ambientale. E per lui il Pd non poteva non disseppellire la prima. Parole che suonano oggi come anticipato ammonimento. Diceva di “scrivere secondo ragione”. Anche se “non sempre la ragione ha ragione”.