Il mondo automotive vive uno dei periodi più intensi e complicati della sua storia. Una lunga serie di eventi storici e fattori esterni sta ponendo sfide epocali a un’industria che, trainata  dal progresso tecnologico, è chiamata a rispondere nella maniera più rapida ed efficace possibile a tutto ciò, assecondando anche le esigenze dei consumatori. Per quanto riguarda questi ultimi, uno dei trend più evidenti riguarda l’aumento di volume del mercato dell’usato, che rappresenta una valida alternativa in un momento in cui la situazione economica non è particolarmente florida. Anche per questo motivo, una realtà come Ovoko, dedicata esclusivamente alle parti di ricambio usate, sta conoscendo un picco di popolarità: qui, per esempio, puoi trovare il catalogo ricambi Ford. In questo articolo, invece, proviamo a scoprire com’erano le auto elettriche prima dell’avvento di Tesla.

Le prime auto elettriche

Forse non è una cosa del tutto nota, ma le auto elettriche esistono già da diverso tempo. Negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, per esempio, circolavano auto elettriche molto diverse da come le conosciamo ora, ma tecnologie non troppo consolidate e sviluppate, come le batterie al piombo, le rendevano poco pratiche per tanti potenziali acquirenti. Le stesse batterie avevano dei grossi limiti tecnologici, mancando sia i sistemi per controllare il livello della carica, sia per la trazione. Anche la velocità massima era molto limitata e, conseguentemente al grande sviluppo conosciuto dai veicoli a benzina, alla fine del secolo i veicoli elettrici circolanti su scala mondiale erano solamente 30mila.

Il Comuta-van: un esemplare unico

Tra quelle 30mila auto, c’erano anche i Comuta-van, ovvero delle versioni ad alta capacità e potenza della Comuta-car fabbricata dalla Commuter Vehicles all’alba degli anni Ottanta. Questa casa produttrice acquistò i diritti di una piccola vettura firmata Sebring-Vanguard, che nel 1978 fu costretta a sciogliersi per difficoltà economiche. Gli esemplari di Comuta-van prodotti furono oltre 4mila, sebbene sia difficile verificare la cifra con estrema esattezza. Per avere un’idea più chiara, basti pensare che le Comuta-car sono state le auto elettriche più vendute negli Stati Uniti nel periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale e almeno fino all’arrivo di Nissan Leaf e Tesla Model S.

Le caratteristiche di un veicolo unico

Il Comuta-van, naturalmente, era più grande della versione utilitaria. Aveva una maggiore capacità di stoccaggio, un motore da dodici cavalli ed era alimentato da un sistema di batterie al piombo. Il cambio marcia avveniva sollevando il pedale dall’acceleratore, attendendo l’allineamento dei sincronizzatori e poi selezionando l’altra marcia. In totale, il Comuta-van aveva tre marce e raggiungeva una velocità massima di circa 45 miglia all’ora, mentre l’autonomia si attestava all’incirca sulle 40 miglia. All’interno del Comuta-van era inoltre possibile aggiungere anche condizionatori, benché fossero spesso particolarmente rumorosi, ma anche piccoli pannelli solari per preservare la batteria e conservare anche il livello della batteria accessoria. Il principale di questi pannelli era, di fatto, un tetto ribaltabile in grado di funzionare anche come parasole.

Qualche disagio, ma grande affidabilità

Il caricatore veniva conservato sotto il sedile del passeggero, ma non era così raro che i proprietari cercassero parcheggio nei pressi di casa o, magari, nei vialetti d’accesso per poter sfruttare prolunghe. Si trattava, dunque, di qualcosa di molto diverso dalle cosiddette colonnine che vediamo oggi moltiplicarsi nelle strade delle nostre città. Una ricarica durava circa dodici ore, ma chiunque lo abbia posseduto giura di non aver avuto bisogno di troppa manutenzione, nonostante richiedesse maggiore impegno e attenzione rispetto a un veicolo elettrico moderno.

Progressi grazie anche a computer e cellulari

Al tramonto del secolo, a dare un grande impulso alla storia delle auto elettriche è stato lo sviluppo delle batterie per PC e cellulari. I consumatori, infatti, hanno a lungo invocato schermi più grandi e batterie di maggiore durata, cosa che ha dato slancio alla ricerca e ha portato a una maggiore diffusione delle batterie basate sugli ioni di litio. I numeri della mobilità elettrica sono in grande crescita negli ultimi anni: nel 2021, per la prima volta, un’auto elettrica, Tesla Model 3, ha superato il milione di vendite nell’arco di un anno. Sembrava un risultato di per sé storico, ma le nuove esigenze dettate dai cambiamenti climatici hanno imposto un’accelerazione in questo senso e oggi il volume di vendita delle auto elettriche rispetto al totale è di molto superiore, aumentando a ritmi importanti. Le rilevazioni di metà 2023 hanno fatto registrare un dato simbolico: per la prima volta, a comandare la classifica di vendite c’è un full electric: Tesla Model Y.

L’impatto ambientale di un’auto elettrica

Le auto elettriche sono tendenzialmente considerate una risposta necessaria ed efficace ai problemi ambientali. Di solito, l’impatto complessivo viene valutato analizzando l’intero ciclo di vita del prodotto, partendo dalla sua fabbricazione e arrivando allo smaltimento, ma ovviamente tenendo in considerazione anche l’uso. Per quanto concerne la mobilità elettrica, il grande dibattito riguarda la fase di produzione delle batterie e il ritrattamento al termine del ciclo di vita, ma, data l’ampia gamma di batterie oggi disponibili, non è semplice effettuare stime precise. In ogni caso, va tenuto in considerazione che le prime batterie elettriche avessero problemi di inquinamento da nichel e cadmio, oggi ampiamente superati grazie alla ricerca e all’impiego di composti diversi.