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Strozzata da IMU, Tarsu e altre tasse (addizionali varie), e soprattutto dal debito Saiseb, Licata difficilmente potrà uscire dal tunnel della crisi. C’era ieri questa preoccupazione, questa percezione di una realtà economica sempre più grave nei cittadini (in maggioranza imprenditori ed esercenti) che hanno occupato l’androne del Palazzo di Città chiedendo d’incontrare il Sindaco. C’era la percezione di Licata in disfacimento, abbattuta dalla crisi e abbandonata dalla classe politica. Ancora una volta i rappresentanti di categorie produttive e di private attività, ridotti alla fame dall’aumento delle tasse al massimo consentito dalla legge, non hanno potuto interloquire con il capo dell’amministrazione comunale. E non se conoscono le ragioni ufficiali. A riceverli c’era solo l’assessore Barbara, l’ultimo dei nominati di una giunta che dovrebbe, per legge, essere già ridotta da otto a sei componenti. Non si sa quanto l’assessore Barbara conosca i problemi della città, la sua lunga storia di decadenza – politica, istituzionale, economica – fattasi più seria e drammatica negli ultimi anni. Non si sa – perché la giunta non rende pubblica la sua dialettica interna, ammesso ce ne sia una nelle riunioni – fino a che punto abbia condiviso gli aumenti dell’IMU sulla prima e sulla seconda casa. Per cui è difficile immaginarlo come un interlocutore politico credibile per la gente esasperata che protestava. Sindaco Graci e assessore alle finanze Avanzato è con voi che i cittadini vogliono discutere, se glielo consentite: ed è vostro dovere consentirglielo. Non con i nominati dell’ultima ora. Discutere con i cittadini, e riceverne (se è il caso) le rampogne in un terribile momento di crisi, è vostro dovere morale, politico e soprattutto istituzionale. Non si prendono delle decisioni sui tributi così drastiche, così penalizzanti per le attività lavorative e per la città intera, non si licenzia il bilancio, e poi rifiutare il confronto. Ricordatevi che, di fronte all’assenza del consiglio comunale, confrontarvi con i cittadini è il minimo che potete fare: vi avrebbe permesso, tra l’altro, di provare a ricostruire con loro  il rapporto perduto da tempo. Potremmo dire: questa è stata la vostra scelta, ognuno è arbitro del proprio destino politico. Ma di mezzo c’è la città, la sua crisi e la sua disperazione sociale. E allora il confronto si rende necessario. Se vi si rinuncia, non è più democrazia. Ci rendiamo conto che tornare indietro è difficile, considerato il rischio default del Comune. Ma un minimo di concertazione preventiva con le categorie in crisi, le associazioni cittadine e il sindacato avrebbe potuto aiutare l’amministrazione comunale a rendere condivise e forse meno dolorose le scelte di politica finanziaria. Rilevata l’assenza delle istituzioni alla protesta di ieri, non si può ora sottacere quella dei probabili candidati sindaco alle imminenti elezioni. Un manifesto sul bilancio e sulle tasse, una pubblica dichiarazione non si è ancora vista: né da parte loro né da parte dei partiti o dei movimenti che rappresentano. Come pensano di poter preparare l’alternativa a Graci, standosene lontani dalle sofferenza della gente, dal grido di dolore della città?

Gaetano Cellura