di Gaetano Cellura Lo stato delle cose era, ben chiaro, sotto i nostri occhi di comuni cittadini. Ma il report dell’Inps di Agrigento ha ingigantito la fotografia del disastro sociale nella provincia. E bene ha fatto il segretario della Cgil Alfonso Buscemi a dedicargli la dovuta attenzione e a dargli il giusto risalto. Con questi dati, e tra i più allarmanti, ormai prossimi alla povertà assoluta, la provincia, le sue città e le sue popolazioni vedono compromesso il loro futuro.
Manca il lavoro. Quel poco che si trova è precario, a tempo determinato e mal retribuito. Lo testimonia proprio l’Istituto pensionistico agrigentino con il numero, sempre maggiore, di indennità di disoccupazione erogate e con i versamenti contributivi, sempre più bassi, che riceve da imprese e datori di lavoro – segnali preoccupanti per gli stessi pensionati, che di questo passo, senza gli adeguati versamenti dei lavoratori attivi, vedono a rischio pure i propri assegni pensionistici.
Uno spaccato di Sicilia che smentisce nettamente la narrazione ottimistica del governo nazionale su lavoro e occupazione. Fosse vera questa narrazione, le casse dell’Inps non sarebbero in sofferenza né la Sicilia e gran parte del Paese vivrebbero una situazione di disagio economico e sociale.
Il segretario Buscemi ha parlato di una realtà che rischia di esplodere socialmente. Alla provincia non manca soltanto il lavoro, ma anche le infrastrutture che potrebbero favorirlo e renderlo durevole. E mancano le politiche di sostegno al reddito. Se a tutto questo aggiungiamo il grave problema dell’acqua e della siccità nelle campagne, che sta facendo disperare cittadini e operatori agricoli, lo scenario diventa un vero e proprio incubo.
Giusto è stato altresì il richiamo di Buscemi ai sindaci, poco attenti alle problematiche sociali dei loro territori. Che si impoveriscono e che si spopolano soprattutto di giovani, in cerca di lavoro e di realizzazione altrove.
Mancando i partiti, sempre più liquidi o addirittura inesistenti, spetta ai sindaci e ai consiglieri comunali – sono loro a rappresentare oggi la politica nei territori – analizzare questi dati, dare prospettive di sicurezza e di sviluppo ai cittadini anziani, ai lavoratori precari, ai pensionati. Ma è proprio sui temi del lavoro e del miglioramento delle condizioni di vita che il dibattito manca nei consigli comunali, quasi la società fosse ormai un corpo separato dalla politica.