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Il riordino e il rilancio della sanità siciliana non possono essere programmati  con decisioni verticistiche. Ma attraverso un’intesa con l’Ars e con le commissioni regionali alla sanità e alle famiglie. Il PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) gestito solamente dal governo Musumeci suscita un po’ in tutti la fondata preoccupazione, nell’anno del voto per le Regionali, di un perseguimento di interessi elettorali più che di obbedienza ai reali bisogni delle varie aree territoriali dell’Isola. Per questo motivo il piano dell’assessore Razza – assessore considerato dall’opposizione e da ampi settori della stessa fibrillante maggioranza come la figura di riferimento dell’esecutivo regionale – è stato vibratamente contestato dalle organizzazioni sindacali confederali: e per una serie di ragioni. La prima delle quali è l’ormai cronica carenza di personale sanitario specializzato insieme alla mancata regolarizzazione dei tanti precari del settore. Cui si aggiunge l’assenza di politiche in grado di potenziare la medicina territoriale. Che potrebbe dare, in tempi di pandemia, un supporto fondamentale alla cura dei pazienti evitandone l’ospedalizzazione. Ѐ in questi particolari momenti che la classe politica deve saper mettere da parte le divisioni e giungere al massimo livello di collaborazione: non solo al proprio interno ma anche con i sindacati della sanità, che meglio di tutti conoscono i problemi di chi vi opera senza risparmio di energie professionali e fisiche.

C’è poi un altro aspetto della gestione del Pnrr da non sottovalutare e su cui si è concentrata stamattina l’attenzione del Sole 24 ore. Secondo l’autorevole quotidiano economico la nostra regione rischia il blocco di 1.200 investimenti a causa di quel problema nel problema rappresentato dalla sua estremamente lenta burocrazia. E la denuncia riguarda settori chiave come quello dei rifiuti, delle bonifiche, dell’energia rinnovabile e delle valutazioni ambientali. Per queste ultime e per i loro ritardi già nel novembre del 2021 il gruppo industriale Falck aveva minacciato di ritirare i propri investimenti nell’Isola (si tratta di ben 317 milioni). Il piatto è grosso – con 800 mila euro destinati alla sanità – e potrebbe, se ben sfruttato, rivoluzionare una regione finora bloccata dai propri ritardi storici e dalla propria inefficienza politica. Ma a condizione che governo, Ars e partiti marcino nella stessa direzione. E che una sveglia generale ponga fine al lungo sonno.

Gaetano Cellura