Tra i morosi figurano Rosario Crocetta, Fabrizio Ferrandelli, l’agrigentina Mariella Lo Bello (assessore al Territorio) con altri tre componenti la giunta regionale. Il governatore della Sicilia replica in questo modo: “Un atto di meschineria politica. Io mi sono ridotto lo stipendio del 30% e lavoro molto più degli altri. Inizi il partito a rimborsarmi le spese della campagna elettorale”. E aggiunge provocatoriamente: “A me risulta che a pagare debbono essere i deputati del Pd. Io sono iscritto al Megafono”.
Benzina su fuoco per quanti nel Partito democratico chiedono da tempo a Crocetta di chiarire la sua posizione politica. Per il Governatore è “inaccettabile che certe dichiarazioni si facciano prima ai giornali e poi ai diretti interessati”. Rimprovera in sostanza al partito di non lavare in famiglia i panni sporchi. E chiude la questione: “Nessuno mi ha chiesto di versare quei soldi, e comunque non intendo farlo”.
Sulla stessa lunghezza d’onda è Ferrandelli, esponente con Davide Faraone dell’area Renzi in Sicilia: “La dirigenza mi accusa del debito in piena stagione congressuale con una metodologia da regime dell’Est europeo. È una pendenza economica non mia ma del partito, visto che riguarda le spese sostenute per le elezioni comunali di Palermo contro Leoluca Orlando e che io ero il candidato del Pd”.
Insomma: soldi, regole e veleni. Mentre sul piano politico prende consistenza anche in Sicilia il correntone di Matteo Renzi (vi hanno aderito molti sindaci, tra cui Marco Zambuto di Agrigento) e mentre, nel Pd, c’è chi pensa a Saro Crocetta come al possibile avversario del Rottamatore sul piano nazionale.
Restano purtroppo sul tappeto i problemi che più interessano la vita dei cittadini: e cioè l’immobilismo di un’Ars che non legifera, di un governo regionale finora di soli annunci e nessun fatto concreto; e soprattutto in forte ritardo sul fronte dei fondi europei, la cui perdita sarebbe letale per la Sicilia. Elemento, quest’ultimo, che ha fatto registrare un’inedita convergenza tra l’opposizione di centrodestra e il M5S, la cui luna di miele con Crocetta pare essere finita.
(g.c.)