Tutto ciò nonostante si sia ancora in attesa della decisione definitiva del primo ricorso presentato dall’associazione ambientalista, cui avevano aderito anche alcuni comuni siciliani interessati tra cui Palma di Montechiaro. Più precisamente, le società petrolifere sono state autorizzate con il progetto “Offshore Ibleo” a scavare otto pozzi, di cui due esplorativi, e a realizzare una piattaforma e vari gasdotti. Ad aderire anche a quest’ultimo ricorso il comune della città del gattopardo era stato sollecitato con una lettera inviata ad inizio mese dall’associazione ambientalista Uomo, Natura, Animali, guidato dal presidente Lavinia Farulla, nella quale si indicava nel 19 dicembre la data ultima per l’adesione. Nel frattempo, però, la situazione si sta aggravando in quanto si stanno moltiplicando le richieste di ricerca e estrazione nel Canale di Sicilia dopo con la conversione in legge del decreto così detto “Sblocca Italia”.
“L’autorizzazione ad andare avanti – ha dichiarato Lavinia Farulla – è un chiaro segnale che il Ministero dello Sviluppo non intenda prendere in alcuna considerazione la volontà dei siciliani , ma solo favorire gli interessi delle grandi compagnie petrolifere. Il Comitato No Triv di Palma di Montechiaro e il movimento U.N.A. porteranno avanti la battaglia contro le trivelle a fianco di Greenpeace, ANCI, e di tutti i comitati No TRIV e associazioni della Sicilia uniti come Rete regionale no triv, che lottano contro la devastazione del nostro mare. Un passo avanti – ha concluso Farulla – è stato fatto dal Comune di Palma con l’adesione al secondo ricorso con il quale si chiede la sospensiva del provvedimento in attesa di giudizio”.