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Abbiamo visto di tutto e di più negli ultimi cinque anni di amministrazione (si fa per dire) della città. L’aula consiliare chiusa per carenza di democrazia dopo le dimissioni del consiglio comunale. Cumuli di spazzatura per le strade, anche nei corsi principali, e colonne di cani randagi onnipresenti: al centro come nella periferia: a Natale come a ferragosto. Abbiamo visto la gente protestare per l’aumento  delle tasse e chiedere inutilmente al primo cittadino di essere ricevuta. Dialogo negato. Negato sempre. Anche oggi, sotto le feste natalizie. Negato a donne indigenti che speravano nella concessione del “sussidio” per fare la spesa e che per questo motivo hanno occupato la stanza del sindaco. Dov’era quella che ancora qualcuno a Licata si ostina a chiamare Amministrazione comunale? Una città non può essere lasciata perennemente nell’abbandono. Le situazioni critiche si affrontano, i cittadini si ascoltano anche se non si hanno per loro risposte immediate, anche se la crisi ha reso la povertà un fatto assoluto e le famiglie stanno vivendo situazioni che ai più anziani ricordano gli anni quaranta e cinquanta. Tra le cose che non avevamo ancora visto c’era lo “scandalo” in cui si trovano i bagni del Palazzo di Città. Oggi quest’altra cosa, finora nascosta agli occhi della città, è stata svelata da immagini televisive impietose: mettendo a rischio chiusura, per gravi condizioni igienico sanitarie, il bel palazzo progettato da Ernesto Basile, maestro del liberty. Da domani – fanno sapere – sarà disponibile un solo bagno dell’edificio. Nessuna chiusura, dunque. Ma rigoroso rispetto del “turno” per accedervi da parte degli impiegati.

(g.c.)