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42396_NpAdvHoverRiceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa dei consiglieri comunali del gruppo “Ora Licata Lab” sulla paventata chiusura della sede locale dell’Agenzia delle Entrate di via Panepinto.

Dire che a Licata “piove sul bagnato” è diventato ormai  puro esercizio linguistico. Una città irradiata da chilometri di coste meravigliose ed incontaminate, con un settore agricolo che nel campo dell’ortofrutta, sia in pieno campo che in strutture protette, rappresenta, nella fascia trasformata, punte di eccellenza di indiscusso valore; senza dimenticare il settore marinaro con il suo indotto e la cantieristica navale fiore all’occhiello di un’economia che vive ancora di una storia fortemente radicata nel tempo. Ma anche le piccole attività artigianali e le eccellenze nel campo della gastronomia e della ristorazione. Eppure è una città in “svendita”. Ovunque, circolando per le strade del centro, ma anche delle periferie, aleggia una atmosfera crepuscolare evidenziata da attività commerciali dismesse, da scritte inquietanti come: “affittasi” o, peggio ancora “vendesi”. Periferia di una Sicilia che, a sua volta è diventata periferia dell’Europa.  Una città dove, in ragione di una crisi che si vuole chiamare internazionale o congiunturale, vede chiudere oltre le sue “già” fiorenti attività commerciali ed artigianali, anche quei servizi di pubblica utilità che fino a ieri ci erano stati risparmiati. Il Tribunale di Licata, luogo di primaria importanza che assicurava tutti quei servizi giudiziari che ci davano anche il senso della presenza dello Stato e della tutela dei diritti di quanti ne chiedevano l’esercizio. Ora, ultima in ordine di tempo la ventilata chiusura dell’Agenzia delle Entrate, immolata a quella “spendig rewiew” di montiana memoria. Chiudere questo importante servizio significa per la nostra comunità, ma anche per quella di Palma di Montechiaro (assieme fanno un potenziale bacino di utenza superiore a 60.000 utenze), rivolgerci, anche per attivare una partita IVA a Canicattì, o peggio ancora ad Agrigento o Sciacca. Senza considerare il fatto che 20 unità lavorative avranno il grosso problema di chiedere trasferimento in altre sedi. L’operazione costerà a ciascun lavoratore coinvolto circa 1500 euro netti all’anno mentre il danno per la collettività, costretta a spostarsi negli uffici provinciali, è incalcolabile e comunque supera di gran lunga  quelle risorse finanziarie che l’Agenzia  delle Entrate sostiene di poter risparmiare. Sappiamo bene che fra traslochi, logistica, tempi di assestamento e “imprevisti” alla fine anche questa operazione sarà un costo, al quale va aggiunto il danno subito dai lavoratori messi in mobilità e dalla collettività, scippata di servizi che ha contribuito a sostenere pagando le tasse. Difendere quest’ultimo presidio a difesa degli interessi della nostra collettività è un preciso dovere di tutti  Sindaco ed Amministrazione Comunale, Consiglio Comunali e partiti politici, sindacati, associazioni a difesa dei diritti dei consumatori e quanti hanno a cuore le sorti di questo martoriato avamposto dell’Europa “libera e democratica”.

 

Ildegardo Sorce (Consigliere Comunale).

Angelo Iacona ( Consigliere Comunale)

Violetta Callea (Consigliere Comunale)