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Otto condanne e tre assoluzioni nell’ambito dello stralcio abbreviato del processo sulla mafia di Licata e sugli intrecci “pericolosi” con politica, imprenditoria e massoneria. Il gup del Tribunale di Palermo, Claudia Rosini, ha inflitto quasi un secolo di carcere a otto degli undici imputati coinvolti nell’operazione “Halycon-Assedio”, eseguita nei mesi scorsi dai carabinieri del Ros e dai militari della Compagnia di Licata, guidati dal capitano Francesco Lucarelli. L’accusa in aula e’ stata rappresentata dal pm Claudio Camilleri.

Le condanne. La pena più alta (20 anni) è stata inflitta ad Angelo Occhipinti, 66 anni, già condannato per mafia ed estorsione,  ritenuto il nuovo capo della famiglia di Licata; Dodici anni (12) a Raimondo Semprevivo, 48 anni, ritenuto il braccio destro del boss. Quest’ultimo è accusato, oltre che di associazione mafiosa, anche di un episodio di tentata estorsione in concorso con lo stesso Occhipinti. Dodici (12) anni anche a Giovanni Mugnos, bracciante agricolo, 54 anni, ritenuto “l’alter ego” di Giovanni Lauria, altro esponente di spicco di Cosa Nostra di Licata, imputato in un altro stralcio; Dieci anni e otto mesi (10 anni e 8 mesi) a Giuseppe Puleri, 41 anni, imprenditore, ritenuto membro della famiglia mafiosa di Campobello di Licata; Dieci anni e otto mesi (10 anni e 8 mesi) al farmacista Angelo Lauria, 46 anni. Stessa pena (10 anni e 8 mesi) a Lucio Lutri, 61 anni, funzionario della Regione Sicilia, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Lutri, in particolare, “grazie alle rete relazionale a sua disposizione quale Maestro venerabile della loggia massonica “Pensiero ed Azione” di Palermo, avrebbe “acquisito e veicolato agli appartenenti alla famiglia mafiosa informazioni riservate circa l’esistenza di attività di indagine a loro carico” e sarebbe intervenuto per favori di altra natura. Dieci anni e otto mesi (10 anni e 8 mesi) a Giacomo Casa, 65 anni, pastore, ritenuto uno dei membri del clan licatese. Due anni e quattro mesi (2 anni e 4 mesi) per l’elettrauto Marco Massaro, 36 anni, accusato di favoreggiamento aggravato per avere rivelato a Mugnos dell’esistenza di microspie all’interno della sua auto.

Le assoluzioni. Sono tre gli imputati assolti: si tratta di Vito Lauria, 50enne tecnico informatico, massone,  figlio del boss (alias “u prufissuri”) Giovanni, imputato nello stralcio ordinario. Per lui l’accusa aveva chiesto una condanna a dodici anni (12) di reclusione. Assoluzione anche per Angelo Graci, 33 anni: l’accusa aveva chiesto nei suoi confronti la condanna a dieci anni (10 anni) in qualità di gregario del clan che avrebbe avuto spesso il compito di presidiare i luoghi dei summit. Infine è stato assolto anche Giuseppe Galanti, 62 anni, difeso dagli avvocati Giovanni Castronovo e Chiara Proietto: l’accusa ne aveva chiesto la condanna a dieci anni e otto mesi (10 anni e 8 mesi) in qualità di cassiere della famiglia mafiosa.

Il processo ordinario. Altre nove persone, invece, sono imputate nello stralcio ordinario del processo che è attualmente in corso davanti i giudici della prima sezione penale del Tribunale di Agrigento: si tratta di Giovanni “il professore” Lauria, 80 anni, ritenuto elemento apicale del clan licatese; Angelo Bellavia, 66 anni; Antonino Cusumano, 44 anni; Antonino Massaro, 62 anni; Marco Massaro, 36 anni; Alberto Riccobene, 48 anni; Salvatore Patriarca, 42 anni; Gabriele Spiteri, 47 anni, e Vincenzo Spiteri, 53 anni.