Pubblicità

094835857-bf49c844-6990-4cad-b860-134f32b43e2cDiciamo subito cos’è l’Irsap, per capirci. È l’istituto regionale che gestisce le aree produttive in Sicilia. Al suo interno o nei suoi dintorni, stando alle ultime autorevoli voci e alle accuse e controaccuse che da tempo riempiono le pagine dei giornali dell’Isola, agirebbe un sistema di pressione affaristico.

Alfonso Cicero, l’uomo che ha diretto l’Istituto e la cui nuova nomina a presidente è rimasta bloccata per due mesi, ha dichiarato a Repubblica di non volere accettare quella di commissario ora assegnatagli da Crocetta. “Né quella di commissario né qualunque altro incarico”, dice. Il motivo? Nei tre anni in cui è stato al vertice dell’Ente si è sentito lasciato “tremendamente solo” dal Governatore.

Sappiamo cosa è successo negli ultimi anni: il potere esercitato da Confindustria Sicilia non solo sulle aree industriali dell’Isola, ma anche sulla politica siciliana, l’inchiesta aperta dalla magistratura a carico del presidente dell’Associazione degli industriali Antonello Montalto.

Le parole di Cicero seguono di qualche giorno quelle di Marco Venturi, ex assessore alle attività produttive del governo Lombardo e presidente di Confindustria Centro-Sicilia. Che ha detto (sempre a Repubblica, intervistato da Attilio Bolzoni): “Da mesi vivo con profonda inquietudine dentro un mondo pericoloso che non mi appartiene e che mi ha spinto a uscire allo scoperto”.

Parole pesanti. Che vuol dire “uscire allo scoperto”?

Vuol dire che Venturi riferirà ai magistrati impegnati nel caso Montante “vicende molte gravi riguardanti Confindustria Sicilia e delle quali nessuno è ancora a conoscenza”. Vuol dire che dal 2005, cioè da quando Venturi, Montante, Ivan Lo Bello e Catanzaro hanno iniziato a combattere il sistema del pizzo dentro il sistema industriale siciliano, non tutti i suoi “compagni di viaggio” si sono dimostrati decisi a seguirlo fino in fondo. “Al contrario – sono le parole dell’ex assessore – alcuni me li sono ritrovati contro”.

Oggi anche l’ex dirigente Cicero dice di non sentirsi tranquillo. Perché ritiene che Crocetta sia condizionato da Montante e che il ritardo della sua riconferma all’Irsap sia figlia di questo condizionamento. Tanto il Governatore quanto il presidente di Confindustria Sicilia, secondo Cicero, “sono accomunati dalla pratica dello stesso doppio gioco”.

Se ne deduce, nell’attesa di ulteriori chiarimenti riguardo a una vicenda già diventata un groviglio, che la rivoluzione antimafia iniziata otto anni fa da Venturi, Montante, Lo Bello e Catanzaro è stata “un grande inganno” ai danni soprattutto degli imprenditori siciliani.

Secondo Venturi, l’azione legalitaria portata avanti all’Irsap da Alfonso Cicero, la chiusura di undici carrozzoni industriali, sarebbe dispiaciuta proprio a Montante, nonostante certe sue dichiarazioni di circostanza. Quanto a Confindustria Sicilia, sarebbe oggi il vero centro del potere in Sicilia nelle mani del suo presidente e dei suoi “pochi devoti”, mentre Confindustria nazionale si distingue per il suo silenzio. Come si fa a parlare di codice etico se noi per primi non l’applichiamo? Questo il ragionamento di Venturi.

Rosario Crocetta, intanto, ritiene “irricevibili” le dimissioni di Cicero. Naturalmente smentisce di averlo in questi anni lasciato solo. Afferma che il “caso” non esiste e che addirittura non riesce a “immaginare l’Irsap senza di lui”. Non si ritiene interessato alle guerre intestine a Confindustria, ammesso esistano. E, quasi a chiudere il discorso, dice che il ritardo della nomina è legato a un “dubbio di natura giuridica sugli organi di gestione di questi enti”.

Gaetano Cellura