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2104-03-37-29-8701“Avete presente il cane che si morde la coda?” La gente non va più in centro perché non ci sono più i negozi!” “I negozi chiudono perché la gente non va più in centro”. “Girala” come vuoi! Tutte le attività commerciali del centro sembrano delle zattere alla deriva, hanno lanciato il loro s.o.s. in attesa che una “nave” passi e le porti in salvo. Ogni giorno che passa si spegne una luce del centro, come in una triste commedia che arriva alla fine, tutte le luci del palcoscenico si spegneranno, e calerà il sipario. Ma la commedia rivivrà in un altro teatro, in un libro, in una piazza. Il nostro centro, spente le ultima luci, sarà il segno della sconfitta di una generazione di uomini. Sarebbe facile elencare i vari problemi che hanno portato a questo “disastro”. Magari elencare tali problemi in piazza, e “strappare” applausi e consensi. Ma a che serve parlare dei disastri e non cercare o proporre le soluzioni? Viviamo in un epoca falsa ed ipocrita. Se accendi la “tv”, i vari politici parlano delle pensioni insufficienti, delle famiglie che non arrivano a fine mese, delle aziende che chiudono, degli imprenditori che si suicidano. Ma che ce ne fosse uno che ci dica cosa dobbiamo fare per uscire da questa situazione. E’ diventato un “teatrino”, anzi, un “cortile”! A sentire la varie trasmissioni televisive che parlano di politica, sembra che finalmente abbiamo trovato il colpevole di questa precaria situazione italiana. Il colpevole è Beppe Grillo! Ma a ben ricordare, anche prima si erano trovati i colpevoli. Quando al governo c’era la destra, se non si facevano le riforme la colpa era della sinistra. Mentre, quando al governo c’era la sinistra, se non si facevano le riforme era per colpa della destra. Tutto questo lo ha capito bene Pier Ferdinando Casini, che ha ricostruito il “centro”, politicamente parlando, e si è presentato alle elezioni con Monti. Monti, chiamato a “salvare” l’italia con un governo di “tecnici”. A dire il vero avrei preferito non essere “salvato” da Monti. Ma la commedia si ripete, il ritornello è sempre lo stesso! La “colpa” non era di Monti, ma del governo precedente. Che aveva dato la colpa al governo precedente, che a sua volta aveva dato la colpa al governo precedente. Un ritornello così banale e puerile, non lo avevo ascoltato nemmeno in una canzone di Orietta Berti, che pure in “finchè la barca va” ce l’aveva messa tutta per un ritornello elementare. Mentre assistiamo a questo spettacolo indecente di politici che si accusano a vicenda, (vi chiedo scusa per questo “siparietto” politico), direi che non c’e’ più tempo da perdere, dobbiamo essere noi gente comune, la gente che lavora, a cercare di ricostruire, a proporre. Cominciamo con il parlare del “centro” di Licata, essendo io direttamente interessato. Mi piace attingere a vecchie frasi di saggi, o di personaggi del passato che sicuramente hanno lasciato traccia in questo nostro mondo. “se Maometto non va alla montagna, è la montagna che va da Maometto”! Proviamo ad applicare questo detto alla nostra situazione. centro storicoSarebbe a dire: “se la gente non va in centro, è il centro che va tra la gente”. E come? Dobbiamo uscire dai nostri negozi e andare tra la gente. Per far ciò occorre la collaborazione e l’intesa di tutte le attività del centro. Ma occorre, sopratutto, la collaborazione dell’amministrazione comunale, che per una volta tenda la mano alla città e faccia sentire la presenza anche tra la gente. I negozi di moda donna/uomo, moda casa, accessori, potrebbero allestire le “vetrine viventi”. Ogni vetrina si trasformerebbe in un mini defilè di moda, e le ragazze “manichino” potrebbero uscire tra la gente, in un gioco seducente verso chi si sofferma divertito e incuriosito. Le “vetrine viventi”, considerando il numero dei negozi, coinvolgerebbe almeno una “cinquantina” di ragazze “manichino”; ogni ragazza, sia per effetto curiosità, o semplicemente per parentela, in genere riesce a portarsi dietro e coinvolgere, tra amici, parenti, e vicini di casa, almeno una “ventina” di persone, che “tradotto” significa: un “migliaio” di persone in centro, senza contare la partecipazione di gente comune, e di chi arriva da località vicine, avendo sentito parlare di tali iniziative (ovviamente si curerebbe l’informazione). Certamente il giorno dedicato alle “vetrine viventi”, sarebbe uno dei giorni della settimana. Un altro giorno della settimana si potrebbero coinvolgere i bar, le paninerie, le gelaterie. L’idea è quella di trasformare il centro in un unico, grande, divertente “pub”. Allestire un piccolo palco nella piazza, e metterlo a disposizione delle varie palazzo di città“band” musicali di Licata, e perché no? Anche di paesi vicini! Le “band” dei giovani musicisti avrebbero la possibilità di esibirsi e farsi conoscere. Anche questi giovani hanno la capacità di trascinarsi dietro un seguito di numerose persone. I bar dovrebbero dimostrare di essere all’altezza dei giovani frequentatori di “pub”. E tra una esibizione e l’altra, presentare e far conoscere nuovi cocktail o bevande spiritose da sottoporre al giudizio del pubblico. E’ facile trovare un microfono ed un conduttore. Tutti hanno voglia di esibirsi. A proposito di esibizioni, mi torna in mente una vecchia trasmissione televisiva condotta da “Corrado”, “La Corrida”. Altro giorno della settimana! Si potrebbero coinvolgere le tv e le radio locali; questi avrebbero interesse a far conoscere le loro trasmissioni, i programmi, e dimostrare la bravura dei loro conduttori. La gente, come vediamo dalle varie trasmissioni televisive, ha sempre voglia di esibirsi e manifestarsi. Quindi, se due più due fa quattro, dateci un palco! Abbiamo già il conduttore! Credetemi… Non sarà difficile far salire sul palco chi si esibisce. E ancora…Ci sono tante cose che possono nascere mettendo insieme la fantasia e le idee di tutti. Ma la cosa più importante e’ non far morire l’entusiasmo e la voglia di fare che abbiamo dentro. Purtroppo in questo preciso momento ci sentiamo feriti ed umiliati, senza speranza e senza voglia di reagire. Questo è sbagliato! Noi siamo vivi! Riprendiamoci, con un atto di coraggio, la nostra vita, le nostre aspirazioni, le nostre ambizioni. Noi… Non dobbiamo aver paura di tornare a sperare. Non dobbiamo vergognarci di sapere ancora sognare. Non siamo noi quelli che si devono vergognare. Proviamo tutti insieme a credere che la possibilità di migliorare e “costruire” c’è! Esiste! Ed è concreta. Ma assumiamoci le nostre responsabilità, e dimostriamolo quando ci sarà data l’opportunità di farlo.

Renato Falzone, commerciante Centro Storico Licata