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C’è molto da dire sul libro di Angelo Biondi – Licata la mia città – che il 16 febbraio sarà presentato al porto turistico Marina di Cala del Sole. Ha dei tratti autobiografici: ciononostante non è una biografia politica. L’autore fa di tutto – e in parte vi riesce – per non farla sembrare tale. Tutt’altro che facile quando si scrivono libri come questo. In cui la personale esperienza politica diventa, se te ne lasci prendere la mano, motore e cardine del racconto, modello attraverso cui leggere la storia della città dal 1994 in poi.

Angelo Biondi prova a dare un’interpretazione asettica di questa storia: ma nello stesso tempo – il che da un certo punto di vista è pure ovvio – non riesce a riviverla senza, diciamo così, l’emozione e l’orgoglio d’essere stato, nel quarto di secolo preso in esame, sindaco di Licata. Precisamente dal 2003 al 2008. E così la sua giunta viene presa come pietra di paragone con tutto quanto è avvenuto prima e dopo.

Ma un esame obiettivo dei fatti ci dice che Biondi ha più d’una ragione per essere orgoglioso del suo passato di sindaco. Se non altro perché quel suo mandato, come quello del consiglio comunale che l’ha accompagnato, è stato l’ultimo a garantire la completa continuità amministrativa e il rispetto di una normale dialettica politica. Dopo, la città ha avuto solo sindaci senza il consiglio comunale e viceversa, e la ripetuta presenza di commissari straordinari.

Licata la mia città si fonda su una premessa e su una conclusione – l’una e l’altra condivisibili. Il suo autore mette subito in chiaro di non voler essere accomunato, come sindaco, al giudizio negativo che grava sugli amministratori degli ultimi cinquant’anni. Perché ogni periodo di governo va “contestualizzato” e ogni amministratore va giudicato per quello che ha fatto o non ha fatto durante il proprio mandato. “Senza fare di tutta l’erba un fascio” dice. E per arrivare a due idee fondamentali. La prima è la proposizione, da qui alle elezioni comunali, di un patto solidale per Licata: “se davvero vogliamo bene a questa città”; e la seconda è che è sempre meglio votare candidati locali nelle elezioni regionali e nazionali. Da questo convincimento è scaturito il suo sostegno al licatese Carmelo Pullara. Idee di un certo interesse per contrastare i populismi di oggi.

Angelo Biondi è stato sempre dalla parte della politica come soluzione di problemi, mai da quella della protesta sterile. Questo lo spirito che l’ha mosso sin dai tempi dell’impegno giovanile per diventare rappresentante degli studenti, poi candidato al consiglio comunale contro l’istallazione della centrale a carbone, e infine amministratore di Licata e della Provincia. Questo lo spirito che aleggia in ogni pagina del suo libro.

Gaetano Cellura