Un seggio nel nuovo parlamento europeo per rappresentare, meglio di chiunque altra o altro, l’Europa mediterranea. Con i suoi guai, le sue insicurezze, la sua vulnerabilità. La vulnerabilità (soprattutto) di un’isola che ha comunque fatto dell’accoglienza il suo credo, la sua religione. Pur con tutti i problemi propri di un territorio piccolo. Troppo piccolo per far fronte a una tragedia mondiale qual è oggi quella dell’immigrazione. Una tragedia che l’Europa ha, in certi momenti, ignorato. Ritenendola un problema esclusivo dell’Italia che ne era la più esposta, l’approdo più vicino per migranti e naufraghi della paura e della speranza.
È stato – per giorni, mesi, anni – uno dei tanti segni non dell’unione dell’Europa, ma della sua incommensurabile disunione. Della sua incapacità di farsi carico di un’emergenza diventata, a poco a poco, catastrofe umanitaria cui ci si era abituati e assuefatti al punto da restarne quasi indifferenti. Giusi Nicolini, come tutti i cittadini di Lampedusa, sa che cos’è l’indifferenza e l’essere lasciati soli in questi casi, quando cioè bisogna affrontare problemi troppo grandi per una piccola isola e per la sua eroica comunità. E saprà portare nel parlamento europeo la cultura dell’accoglienza, la sua visione di un mondo solidale. E per cambiarlo. Cambiare un mondo in cui l’uno per cento della popolazione ne detiene il novantanove della ricchezza.
Gaetano Cellura