Pubblicità

di Gaetano Cellura  Arriva il Natale e una riflessione sull’evaporazione del cristianesimo e del messaggio del Vangelo andrebbe fatta. Consapevolmente. Chiedendoci anzitutto perché le chiese sono vuote, molte addirittura chiuse, e lo spirito religioso in evidente crisi. I preti per primi dovrebbero porsi questa domanda, fondamentale per il futuro stesso della Chiesa, e dare a noi tutti una risposta. Magari differente dalle nostre convinzioni in proposito. Posta dal basso, nel verticistico mondo ecclesiastico, questa domanda avrebbe più vigore e risonanza. Ma nulla si muove al di fuori delle normali funzioni religiose.

Eppure il problema esiste. E procede di pari passo con la de-spiritualizzazione del mondo occidentale in cui persino l’uomo  è stato ridotto a merce globale di consumo. Grave è ignorare tutto questo, la deriva nichilista e decadente delle nostre società aperte. A meno che non sia, dal 2013 in poi, e cioè dal ritiro in impedita sede di papa Ratzinger, noto per il suo tradizionalismo, una deliberata e consapevole scelta della Chiesa quella di uniformarsi al pensiero unico dominante, alla cancellazione di tradizioni e forme di cultura del passato. Quelle tradizioni e cultura di cui la Chiesa stessa è stata baluardo di resistenza in un passato non molto lontano, ponendosi come alternativa al dominio del materialismo e della tecnica. Quest’ultima padrona, oggi incontrastata, del nuovo ordine mondiale e persino delle nostre libertà individuali e di pensiero.

Una riflessione autocritica sul nostro tempo, soprattutto in momenti di alta spiritualità come il Natale, sarebbe dunque necessaria. E da anteporre alla sfrenata corsa al consumo, tipica di questi giorni. Ma la nostra riflessione non ha senso, rimane isolata, se non viene rafforzata dalle parole e dall’esempio della Chiesa. Da una sua presa di posizione contro la globalizzazione neoliberista che ci ha reso uomini senz’anima, schiavi innamorati delle nostre catene. E una delle prime cose su cui la Chiesa dovrebbe fare chiarezza riguarda proprio le “dimissioni” di Ratzinger. Perché si ha l’impressione che proprio da quelle dimissioni, dal diverso modo di Ratzinger di concepire la Chiesa, ne sia cominciato il declino. E se non il declino, una certa sua funzionalità al tutt’altro che cristiano ed evangelico globalismo imperante.