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La mossa di Musumeci dopo aver consultato i suoi fedelissimi: dimissioni dopo l’approvazione del bilancio ed elezioni regionali anticipate entro giugno. In questo modo il governatore farebbe saltare tutti i piani: quelli del centrosinistra, che ha programmato le primarie a luglio per scegliere il proprio candidato governatore, e quelli degli avversari nella sua attuale coalizione che non intendono sostenerlo e che sono decisi a correre con un altro candidato di centrodestra.

Tatticamente è un’ottima mossa. Perché il governatore non lascerebbe a tutti i suoi avversari, ancora scompaginati, la possibilità e il tempo necessario di organizzare un fronte unito contro di lui con prospettive di successo. Musumeci dunque fa sul serio; da tempo ha capito che nessuna trattativa e nessun accordo unitario è possibile sulla propria ricandidatura e si lancia nell’agone elettorale in anticipo: e con chi (FdI, Db e cespugli di centro) crede nel suo governo della Sicilia per altri cinque anni. Le possibili date per le elezioni regionali anticipate, che nel rispetto della scadenza si dovranno svolgere a novembre del 2022, sarebbero il prossimo 12 giugno (election day per le elezioni comunali in Sicilia e per il referendum). Oppure il 26 dello stesso mese per evitare uno spoglio con molte schede elettorali.

All’assessorato agli enti locali spetterà comunque l’ultima parola sulla possibilità di elezioni regionali anticipate. Per ora c’è chi sostiene che i tempi sono ristretti. Visto che le dimissioni del governatore non possono essere presentate prima del 27 aprile, pena la mancata approvazione del bilancio. E c’è invece chi ritiene che, con le dimissioni del capo dell’esecutivo, vengono meno (compreso il termine dei novanta giorni necessari dopo lo scioglimento dell’Ars) molti vincoli ostativi. Cosicché il voto a giugno (il 12 oppure il 26) sarebbe possibile. Sapremo fra qualche giorno come finirà.

Intanto gli avversari del governatore, tanto nel centrodestra quanto nel centrosinistra, eventualmente spiazzati, studiano e annunciano la contromossa: quella di non votare il bilancio all’Ars. In questo caso infatti Musumeci sarebbe rimosso dal governo nazionale, il primo presidente della regione siciliana a incorrere sul piano storico in questo tutt’altro che onorevole provvedimento. Naturalmente si tratta ormai di uno scontro politico molto acceso. Musumeci dice ai suoi avversari interni alla vecchia coalizione: o sostenete me, vostro malgrado, oppure correrete indeboliti e in ordine sparso; e dice al centrosinistra: trovate ora il vostro difficile accordo senza le primarie. In uno scontro tra le parti, diventato irrimediabilmente politico e personale, con il cerino acceso in mano resterebbe soltanto la regione. Senza bilancio fino all’elezione del nuovo governatore.

Gaetano Cellura