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Tutti lo corteggiano. Aspettano con il fiato sospeso la sua decisione. Centristi e montiani del Pdl soprattutto. A lui guarda pure il Pd. Convinto che è meglio se resta ai bordi del campo, “una riserva della Repubblica”. Gli italiani lo vogliono: il cinquantuno per cento si è espresso per la sua riconferma a Palazzo Chigi. Ma è così indispensabile all’Italia il Mario Monti pur bocciato dall’Economist.  Di “lavoro sporco” ce n’era da fare, e l’ha fatto. Si assuma ora la politica le proprie responsabilità e dia, dopo le elezioni, un esecutivo tutt’altro che tecnico al paese. Quanto ai risultati dal Professore conseguiti in questo suo anno di governo, a parte il recupero della credibilità internazionale dell’Italia, altro non si è visto. La riforma delle province e la riorganizzazione delle prefetture viene congelata, la legge elettorale (il porcellum: che si voleva e doveva cambiare) rimarrà in vigore, la spinosa e preoccupante questione dei lavoratori esodati rimane in buona parte ancora sospesa, la situazione economica  è peggiorata  per l’aumento delle tasse e per il rigore finanziario nei conti punti pubblici. Se non si sfora. Se non si fa qualche debito, dando ossigeno alle imprese con la diminuzione delle tasse e facilitandone l’accesso a quel credito che le banche negano, non ci sarà ripresa. Ma di far debiti l’attuale governo dimissionario non vuol sentirne. Il Professore gode certamente di grande prestigio negli ambienti finanziari e politici internazionali. Ma visto come Berlusconi aveva ridotto la credibilità politica dell’Italia nel mondo, bastava forse sostituirlo con un altro premier (non necessariamente tecnico), un premier qualunque, per recuperarla. È possibile, con la credibilità ritrovata, scongiurare il fallimento, ma certamente non è con la sola credibilità che si mangia.

Udienza animata ieri al processo a carico del presidente della provincia Eugenio D’Orsi, durante la deposizione del maresciallo della Guardia di Finanza, Guglielmo Greco, che ha esposto i fatti riguardanti la presunta piantumazione delle palme nella villa di proprietà del pubblico amministratore. Le palme, come si ricorderà, erano destinate al verde pubblico. Ci sono stati momenti di accesa contrapposizione tra la pubblica accusa e i difensori di D’Orsi.

A fine mese prove di democrazia dal basso: scattano – novità assoluta per la politica italiana – le primarie del Pd per la scelta dei candidati alle politiche.  Per alcuni onorevoli presenti in parlamento da quindici anni è prevista una deroga al limite stabilito dal regolamento del partito. Ma dovranno misurarsi nelle primarie. Dovranno cioè essere gli elettori a decidere la loro presenza o meno nel nuovo parlamento. Il segretario Bersani avrà il diritto di scegliere il dieci per cento delle personalità da inserire nelle liste e chi deve guidarle.