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di Gaetano Cellura Questi Mondiali non li ricorderemo certo per le lacrime di Neymar, eliminato col suo Brasile dalla Croazia, e per il bel gesto del figlio di Perisic che prova a consolarlo con la sincerità – questa sì, vera – di cui è capace solo un bambino. O per il crepuscolo di Cristiano Ronaldo, tenuto a lungo in panchina, e anche lui in lacrime dopo l’eliminazione del Portogallo. E neppure per lo spettacolo: nulla di eccezionale finora a parte la punizione col “trucco”, degna trovata di un grande stregone della panchina qual è Van Gaal. Lacrime finte ne abbiamo viste fin troppe là dove, “vituperio delle genti”, per parafrasare Dante, il sì del portafoglio pieno suona con più forza del senso di appartenenza alla nazione o alla squadra.

Li ricorderemo per lo scandalo che rappresentano. Per l’onta che gettano sull’Europarlamento. Ѐ accaduto spesso ai dittatori di cercare, nella vetrina del calcio, nell’organizzazione di un grande evento sportivo, il proprio accreditamento presso le opinioni pubbliche mondiali. Vedi Mussolini negli anni Trenta, l’argentino Videla nel ’78, Putin nel 2018.

E agli sceicchi è servito (questo era nelle loro intenzioni) per rifarsi una reputazione, a suon di sacchi pieni di soldi, presso un Occidente silenzioso di fronte alla palese violazione dei diritti umani in determinate parti del mondo. Siamo ancora alla fase preliminare dello scandalo: e dunque prudenza e garantismo sono obbligatori. Anche se l’evidenza dei fatti già dice molto. Moltissimo. E coinvolge un’istituzione, il Parlamento europeo, che abbiamo sempre ritenuto un sogno politico realizzato, il passo più concreto per la futura unione dei popoli del Vecchio Continente.

C’erano, e a ragione, forti dubbi sull’assegnazione al Qatar dei Mondiali 2022. Per i diritti umani violati – si dice – in quel paese. E poi per le condizioni disumane di lavoro cui sono stati costretti i tanti lavoratori di molti paesi poveri per la buona riuscita, e nei tempi previsti, dell’evento mondiale. Questa storia, esplosa guarda caso nel giorno in cui si ricorda la dichiarazione dei diritti dell’uomo, ci racconta per di più che a essere corrotti per tessere le lodi del paese organizzatore, siano stati (con tutto il garantismo del caso), esponenti o ex esponenti dell’eurosinistra con un passato (e un presente) nel sindacato. Che al problema dello sfruttamento dei lavoratori e delle morti sul lavoro dovrebbero essere più sensibili. A me questa storia, per tornare alle lacrime, ricorda solo quelle (vere) dello scrittore Maurice Dantec allorché, decidendo di andare a vivere in Canada, pianse per il futuro liberalsocialista dell’Europa. Per lui un continente finito.