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L’aeroporto di Palermo sul quale, dovesse diventare governatore della Sicilia non avrebbe peraltro alcun potere, è il tema centrale della sua campagna elettorale. Miccichè continua a dire che è stato un errore averlo intitolato a Giovanni Falcone  e a Paolo Borsellino. Un errore dal “punto di vista del marketing”. È come se in America, sostiene, dedicassero un aeroporto alle Torri Gemelle. Cosa c’entri questo con il programma di governo della Sicilia, ammesso ne abbia uno, ancora non si capisce. Serve forse a fargli guadagnare titoli sui giornali, ma è cattiva pubblicità. Perché mica si ferma, Miccichè. Insiste sull’argomento. Dice pure a chi lui avrebbe intitolato l’aeroporto. E al nome di Archimede, fatto nei giorni scorsi ora aggiunge quello di Leonardo Sciascia. Udite, udite! Proprio Sciascia che adorava viaggiare in treno, col vagone letto, e che forse un aereo in vita sua non lo prese mai. Ma che ne sa Miccichè? Lui doveva citare qualcuno a suo parere lontano dal “professionismo del lutto permanente” e ha pensato a Sciascia, un inguaribile pessimista, lo scrittore simbolo del pessimismo della ragione e della sua sconfitta segnatamente alle cose della Sicilia, della sua storia. A Sciascia si poteva, si potrebbe intitolare la stazione di Caltanissetta: da dove spesso partiva dopo aver comprato l’inseparabile giallo della vecchia collana Mondadori, la sua preferita lettura ferroviaria. E fu proprio alla stazione di Caltanissetta che acquistò il giallo che alla fine si dimostrò diverso dai soliti: e indubitabilmente superiore. Ma non trovò mai traccia del suo autore, nonostante le successive ricerche. Non ricordo se il libro era la Fine è nota oppure Qualcuno alla porta: i soli due libri scritti da Geoffrey Holiday Hall, pseudonimo (secondo Sciascia) di uno scrittore di livello che con quei due brillanti polizieschi s’era forse voluto concedere una “vacanza”. Comunque, che non prese mai un aereo lo scrittore di Racalmuto non sono sicuro al cento per cento, ma che preferiva il treno e un “giallo per non dormire”, questo lo posso giurare. Sciascia ne scrisse sull’Espresso, nella rubrica quindicinale che vi teneva e che s’intitolava l’Enciclopedia, e in uno dei primi inserti culturali di Repubblica. È in quei due articoli che indica nel racconto poliziesco un buon viatico ferroviario e che parla del misterioso Holiday Hall invitandoci a leggerlo. E mai invito, per quanti l’hanno accolto, credo si sia rivelato più felice. Per tornare a Miccichè e alla campagna elettorale, un nome l’aeroporto di Palermo – gli piaccia o meno – ormai ce l’ha. Ed è un nome, due nomi, che fanno onore alla Sicilia e alla sua redenzione. Lasci perdere le amenità elettorali e ci dica, ora che aspira a governarla, cosa vuol farne lui dell’Isola. Dopo vent’anni di berlusconismo senza risultati e infine lavati col Perlana di un sicilianismo demagogico.

Gaetano Cellura