Il movimento ecologista “Uomo, Natura, Animali”, guidato dalla dottoressa Lavinia Farulla, assieme alla delegazione provinciale del movimento ambientalista Mare Amico e a Cittadinanzattiva di Palma hanno inviato una lettera al sindaco Pasquale Amato per chiedere “all’amministrazione di Palma di Montechiaro, ad oggi in un inspiegabile silenzio, di prendere posizione sull’argomento e di opporsi alle trivellazioni”, attraverso la partecipazione al ricorso al Tar promosso da Greenpeace Italia e ANCI Sicilia o utilizzando altro strumento.
Secondo le tre associazionisarebbe in corso un vero e proprio assalto al mare siciliano da parte delle compagnie petrolifere. Sarebbero, infatti, 12.908 i chilometri quadrati interessati dai cinque permessi di ricerca rilasciati e dalle altre 15 richieste di concessione, ricerca e prospezione già avanzate. Questo, nonostante, al 2013 nel canale di Sicilia fossero state estratte 301.471 tonnellate, corrispondente al 41% del totale nazionale del petrolio estratto in mare.
Quindi nella missiva sono spiegati i motivi per cui le trivellazioni costituirebbero un pericolo per la pesca, soprattutto in considerazione del fatto che “le aree delle zone costiere da Sciacca a Licata e il Golfo di Gela sono identificate quali aree di estrema importanza economica ed ecologica per la riproduzione di specie pelagiche quali acciughe, sardine e triglie e specie demersali, (gamberi, naselli ecc…)”. notevoli sarebbero anche gli impatti sui fondali e sulle rotte marine. In definitiva, Se le attività di ricerca, perforazione ed estrazione saranno condotte con la stessa superficialità con cui vengono redatti gli studi di impatto ambientale, stando a quelli che abbiamo analizzato fino ad ora, il mare siciliano è in grave pericolo.