Ma cos’hanno di così cattivo dentro, nell’anima, i maggiordomi per essere sempre colpevoli? Nei romanzi polizieschi, almeno in quelli che fanno parte della tipica paccottiglia di questo genere letterario, sono spesso gli assassini. Non occorre leggerli sino in fondo per saperlo. Ma capita pure in un buon (tutto sommato) romanzo come Grottesco di Patrick Mc Graith, una black comedy. Cos’è che hanno dentro da farli diventare: trafugatori di carte, spie o peggio assassini? È il complesso nei confronti del padrone, della sua agiata condizione, o l’odio tipico, l’odio di classe ancestrale del servo che vorrebbe rovesciare il mondo? Fledge, il maggiordomo di Grottesco, propaga la sua infezione morale in quanti lo circondano. È diabolico, sadico. Riscatta la propria condizione sociale diventando il vero padrone di casa. La vicenda Vitileaks si è conclusa con la condanna a 18 mesi del maggiordomo del Papa. Paolo Gabriele è stato riconosciuto colpevole di aver fotocopiato alcuni documenti riservati e di averli consegnati ai giornalisti. Il maggiordomo aveva già ammesso la sua colpevolezza e probabilmente verrà graziato dal Pontefice. Cent’anni fa, al tempo di un altro papa di nome Benedetto, avvenne un caso simile. Si era in guerra. La prima guerra mondiale. E si scoprì che il cameriere segreto di Papa Benedetto XV era una spia in contatto con il Servizio informazione austroungarico cui passava le notizie apprese in Vaticano. Questa vicenda è stata ricostruita da Annibale Paloscia, autore di Benedetto fra le spie pubblicato nel 2007. Il cameriere era un sacerdote che si chiamava Gerlach. Già fuggito dall’Italia quando il Tribunale militare, giudicandolo in contumacia, lo condannò all’ergastolo. A Vienna fu insignito di medaglie e onorificenze per i servizi resi. Trasferitosi poi in Gran Bretagna, si spogliò della tunica e prese a lavorare con i servizi segreti inglesi. La sua vera vocazione era dunque lo spionaggio più che il sacerdozio. Commentando la vicenda Vitileaks, lo storico Franco Cardini scrive che il processo a Gabriele si rivela, tra le altre cose, “per quello che davvero è: il momento della verità in uno scontro fra una Chiesa in crisi”. È di questa sua crisi, degli scontri e dei misteri da cui scaturisce, che la Chiesa deve dare spiegazioni. Le aspettiamo.
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