La terza sezione penale della Corte di Appello di Palermo presieduta dal giudice Antonio Napoli, accogliendo la richiesta avanzata dal sostituto procuratore generale Maria Teresa Maligno, ha disposto la condanna di tutti i dieci imputati coinvolti nella maxi inchiesta Halycon-Assedio sulla mafia di Licata e sugli intrecci “pericolosi” con politica, imprenditoria e massoneria.
Le principali novità, rispetto alla sentenza di primo grado in cui erano stati assolti, sono rappresentate dalle condanne ad 8 anni di reclusione di Vito Lauria, 52enne tecnico informatico, massone, figlio del boss Giovanni (alias “u prufissuri”), e di Angelo Graci a 2 anni e 6 mesi di reclusione per favoreggiamento personale aggravato.
Angelo Occhipinti, difeso dall’avvocato Giuseppe Barba, ritenuto il nuovo capo della famiglia di Licata, è stato condannato alla pena complessiva di 20 anni e 4 mesi di reclusione ma con il vincolo della continuazione con due precedenti sentenze di condanna (in questo processo dunque la sua pena è stata notevolmente ridotta). Raimondo Semprevivo, 49 anni, ritenuto il braccio destro del boss Occhipinti nonché ex genero, è stato condannato a 9 anni di reclusione (in primo grado erano stati 12 anni).
Leggeri sconti di pena anche per gli altri imputati: 8 anni di reclusione (in primo grado erano stati 10 anni e 8 mesi) per il funzionario della Regione Lucio Lutri, 63 anni, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa per aver “acquisito e veicolato agli appartenenti alla famiglia mafiosa informazioni riservate circa l’esistenza di attività di indagine a loro carico”; Giuseppe Puleri, 43 anni, imprenditore, ritenuto membro della famiglia mafiosa di Campobello di Licata; il farmacista Angelo Lauria, 48 anni; Giacomo Casa, 67 anni, pastore, ritenuto uno dei membri del clan licatese.
Pena ridotta – da 12 anni a 8 anni e 10 mesi di reclusione– anche nei confronti di Giovanni Mugnos, bracciante agricolo, 56 anni, ritenuto “l’alter ego” del boss Giovanni Lauria. Condanna confermata a 2 anni e 4 mesi, invece, per l’elettrauto Marco Massaro, 38 anni, accusato di favoreggiamento aggravato per avere rivelato a Mugnos dell’esistenza di microspie all’interno della sua auto.
Dal processo è uscito definitivamente Giuseppe Galanti, 62 anni, difeso dall’avvocato Giovanni Castronovo, assolto già in primo grado dall’accusa di cassiere della famiglia mafiosa.
Nel collegio difensivo, tra gli altri, gli avvocati Giuseppe Barba, Giovanni Castronovo, Francesco Bertorotta,Giuseppe Glicerio, Claudio Gallina,Valerio Spigarelli,Giuseppe Di Peri.
Fonte Grandangolo Agrigento – articolo di Giuseppe Castaldo