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Luiz-Felipe-Scolari_6Alla fine del primo tempo Scolari avrebbe dovuto dare le dimissioni. Non ripresentarsi in campo. Non ripresentarsi più su un campo di calcio. Perché se il Brasile è scarso, il suo allenatore è peggio. E meraviglia non che Scolari ne sia l’allenatore (di bravi la Selecao non ne ha mai avuti): ma che uno come lui abbia allenato in Europa, sia stato alla guida di un club europeo come il Chelsea di Mourinho. Il Brasile vinceva i mondiali grazie ai suoi campioni e a prescindere dai suoi tecnici. Ditemene uno che abbia provato con una squadra di club e ottenuto risultati. Sì, Felipe Scolari ha vinto nel 2002 in Corea e, col Portogallo, è arrivato secondo a Euro 2004. Anche quello giocato – e perso – in casa, con la piccola Grecia. Ma è guidando un club che dimostri la tua bravura. Quando non basta essere selezionatori, ma occorre essere allenatori giorno per giorno, senza pause: e studiare; studiare schemi e avversari partita dopo partita e avere poco tempo a disposizione per non sbagliare tattica, e perdere.

mondiali-brasile-2014-miro-klose-germania-brasile-twitter-fourfourtweetSe Scolari non fosse rientrato in campo dopo il disastroso primo tempo di ieri sera contro la Germania, avrebbe fatto la cosa più significativa della sua carriera. Tanto, con lui o senza di lui in panchina, niente sarebbe cambiato. Il destino della più scarsa nazionale brasiliana della storia era amaramente segnato. Segnato dall’incapacità del suo tecnico di limitare almeno i danni e non rendere così umiliante la disfatta: 1 a 7 con la Germania. Con una Germania cui è bastato poco, una partita normale, per affondare i colpi sulla fragilità avversaria. Davvero Scolari non poteva scegliere un centrocampo meno modesto? Davvero in quel centrocampo e in quella difesa senza Thiago Silva non c’era posto per Hernanes e per Castán, che ha disputato un grande campionato con la Roma e non è stato neppure convocato?

Piangere, sprofondare nello psicodramma nazionale non serve a niente. Ci sono cose più importanti nella vita di una partita di calcio. E il Brasile ha problemi più seri di quelli creati dalla sua Nazionale e da un Mondiale perso in casa per la seconda volta. Anche nel 1950 con l’Uruguay successe la stessa cosa. Fu una sconfitta amara e tragica, ma non così umiliante per una Nazionale che ha sempre creduto di essere la più forte di tutti. Per non piangere, basta uscire da questa illusione storica. E riconoscere che il Brasile ha avuto nella sua storia grandi campioni, leggendari. Ma tecnici non alla stessa altezza.

Gaetano Cellura