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Natale, pasqua o ferragosto, con Crocetta o con Musumeci la gravissima situazione dei rifiuti a Licata rimane tale e quale. Sotto le feste principali o in piena estate l’immondizia non raccolta invade le strade e rende l’aria irrespirabile. Con i rischi di natura igienico-sanitaria che ciò comporta.

Ovunque, nei quartieri di Licata, si assiste ormai a scene di indignazione e di disperazione. Disperazione che magari sfocia in gesti inconsulti, come quelli di dar fuoco di notte ai cassonetti.

Per Licata l’immondizia per le strade è da tempo diventata regola, non più eccezione, emergenza di un giorno o due cui si pone rimedio. Provvedimenti tampone rendono meno grave la situazione per qualche giorno, danno l’illusione di un problema risolto. Poi tutto torna alla “normalità”. Che è quella dei rifiuti non raccolti da due o tre settimane. Siamo arrivati a quattrocento tonnellate, ci dicono i responsabili della raccolta. Numeri impressionanti. Negativamente impressionanti.

A questo bisogna aggiungere una realtà di abbandono istituzionale e di vuoto politico senza precedenti. La città non ha il sindaco né il consiglio comunale, non trova interlocutori all’altezza del compito, capaci di affrontare l’emergenza grave che vive in questi giorni. Tanti sono i motivi che continuamente la fanno ritrovare in piena crisi. Una volta per la querelle tra SRR e Comune, su pagamenti pretesi o non dovuti, con conseguente blocco della raccolta; un’altra a causa dei mezzi, scarsi o malfunzionanti; un’altra ancora – è il caso di questi giorni – per la chiusura temporanea della discarica strapiena.

Un’amministrazione oculata, di tutti questi problemi avrebbe certamente evitato il ripetersi. Ma proprio quella manca. Un’amministrazione cioè con la capacità o la possibilità di gestire l’emergenza continua attraverso piani straordinari, non con misure tampone. Come avviene. E magari sperando nello sblocco da parte di Bruxelles dei fondi europei (179 milioni) destinati alle regioni per la gestione dei rifiuti. È dal 2008 che la Sicilia non si adegua alla direttiva quadro sui rifiuti. Un ritardo che le ha fatto perdere finora i finanziamenti.

Ma a chi rivolgerle queste osservazioni? Al commissario straordinario del Comune? Al prefetto? Al presidente della regione che ha dimenticato la città del Salso e che nei suoi primi mesi di governo non ha prodotto nulla di significativo?

Più grave dell’immondizia per le strade, a Licata c’è il vuoto di potere. Il senso di abbandono totale vissuto dai cittadini. Non è un caso il voto ai 5s il 4 marzo. Il comune è a rischio default, molti dei suoi ruoli dirigenziali sono vacanti e si aspettano le elezioni comunali di giugno per affrontare i problemi. Gli stessi lasciati dalla classe politica precedente.

Di anno in anno la città vede peggiorare la propria situazione: si spopola per l’emigrazione e per i giovani che vanno via e non tornano: scoraggia chi vuole avviare un’attività autonoma: mette in crisi chi già l’ha avviata: si ritrova sola e sperduta nel mare magnum dei problemi che molti comuni vivono, chi più e chi meno. Ma con l’aggravante, per Licata, di non avere una prospettiva politica di recupero del terreno perduto. Come amministrarla da giugno in poi? Con quale programma che non sia un immaginario Piano Marshall?

Per quanto seria e impellente, l’immondizia che invade le strade è solo la punta di un iceberg profondo.

Gaetano Cellura