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Francesco-Pira-riceve-Oscar-DAutore-Oscar-del-calcio-dic-2012Buon Natale, Francesco. Tu giri sempre l’Italia per presentare i tuoi libri di successo, che impressione hai del paese? Riuscirà a riprendersi o sarà condannato a decenni di recessione?

Buon Natale anche a voi e complimenti a Licatanet. Ho scritto da tempo che i giornali online oggi sono fondamentali per comprendere il delicato passaggio dal giornalismo analogico a quello digitale. Grazie in anticipo per lo spazio che mi dedicate e per l’apprezzamento sui miei lavori. In effetti, in una battuta, per me il 2012 è stato un anno, dal punto di vista editoriale, molto importante. Il libro La net comunicazione politica è già alla terza ristampa ed ho avuto anche il privilegio di ricevere tre premi nazionali, uno per un saggio su comunicazione e pubblica amministrazione (Premio Letterario ACLI) e due (Premio Scorsetti e Oscar D’Autore- Oscar del Calcio Siciliano) per il libro su Pizzul. Mi chiedete del Paese … Vi confesso che non è un Natale sereno per nessuno di noi. Giorni fa una mia studentessa si è avvicinata e mi ha detto: “Prof, che brutte feste. Hanno licenziato mio padre e io non riesco neppure a trovare la concentrazione per studiare. Devo subito trovare un lavoretto per aiutare la famiglia”. Sono rimasto quasi interdetto. Non ho avuto la forza di replicare se non dirle che le ero vicino. Sono un ottimista per natura e anche nei momenti più difficili della mia vita ho pensato che la ruota gira e le situazioni si evolvono. Quindi penso che tra mille difficoltà l’Italia può e deve farcela.

Monti, Bersani, Berlusconi. Chi può fare meglio gli interessi dell’Italia, anche in chiave europea?

Non sono un politologo ma studio e analizzo i processi di comunicazione della politica e delle istituzioni. Quello che percepisco è tanta confusione e disorientamento sia da parte dei partiti che dei cittadini. Come è accaduto anni fa in Germania la politica dovrebbe con grande senso di responsabilità dare vita ad un grande rassemblement capace di fare le giuste riforme e dare le risposte che l’Europa si aspetta. Rilanciare i grandi temi del lavoro e della solidarietà a chi sta peggio. Ma i partiti sono in crisi e lontani dalla gente. Vincerà anche alle nazionali l’antipolitica e la protesta.

 Fa bene Monti, secondo te, a scendere in campo?

Sono ore decisive queste per il Presidente del Consiglio. L’Europa gli ha chiesto di impegnarsi e lui giustamente tentenna. È Senatore a vita ed ha una carriera e una storia da difendere. Non so cosa farà. Ma su una cosa ha ragione Bersani: non è più tempo di un uomo solo al comando. Ci vuole il concorso di tutte le persone di buona volontà per superare questo momentaccio. Mi pare che le risposte fornite durante la conferenza stampa di Natale dal Presidente del consiglio dimissionario siano da leggere in questo senso.

 Cosa pensi dell’elezione di Crocetta. È un fatto davvero rivoluzionario per la Sicilia? Gli sarà facile, in una regione così difficile, governare senza avere la maggioranza?

Per mia scelta da tempo non parlo e non scrivo di politica regionale e locale siciliana. E non lo farò mantenendo questa prerogativa. Conosco Saro Crocetta da quando era assessore alla cultura del Comune di Gela ed era il fratello piccolo di Totò Crocetta, senatore del Pci.  Dal punto di vista della comunicazione, come ho avuto modo di scrivere, Crocetta, ha saputo sfruttare le nuove tecnologie, con l’annuncio su Youtube e la raccolta di firme su Facebook. Poi tutto è scemato. La campagna elettorale è stata stranissima. L’unico grande protagonista Beppe Grillo, con l’evento mediatico della traversata che poi ha dato risultati strepitosi in termini di consenso. Ma il dato preoccupante è il 52% dei siciliani che non è andato a votare sfiduciato da partiti e leader nazionali e locali. Un dato allarmantissimo di distacco totale dei cittadini dalle istituzioni. Questo è molto critico ed il fatto che il neo presidente non ha una maggioranza non lo agevola.

 È un Natale povero. C’è molta depressione in giro, e molta sfiducia nelle (cosiddette) istituzioni. C’è anche fame, padri di famiglia senza lavoro. Da studioso delle dinamiche sociali, ti aspettavi momenti così difficili e tristi?

Era prevedibile e previsto. La grande scommessa è oggi dove trovare forza e risorse per ripartire. Bisogna assolutamente farlo. È un dovere verso le generazioni che vengono dopo di noi. Dobbiamo dare ai nostri giovani speranze e anche qualche certezza.

 

Il mandato di Graci sta per scadere. Cosa ti preme di augurare a Licata per il 2013 e anche per i prossimi cinque anni?

Non seguo da tempo la politica locale. Non è mia intenzione occuparmi di politica. Penso che ci siano tante persone migliori di me: più capaci e preparate. Penso ogni giorno alle tante persone che non riescono a vivere, ai nuovi poveri, ai disoccupati, ai giovani che vogliono rimanere qui e sono costretti ad andar via. Penso ai tanti bambini che sembrano scomparsi nella nostra città. Sembra una città dove i bambini cercano una loro dimensione e una loro condizione normale di vita. Oggi la sensazione che provo è che non ci sia un progetto per la città. Certo è già iniziata la campagna elettorale e i tanti candidati dovranno dirci cosa vogliono fare.

 Tutte le volte che torni, ti capita di fare il confronto tra la città che trovi e quella che hai lasciato anni fa? 

I confronti sono sempre odiosi. Anche tra passato e presente. Certo ricordo una Licata diversa, migliore. La crisi economica ha peggiorato i rapporti tra le persone, li ha anche resi più cattivi.  Nella nostra città  anche l’invidia sociale non è sana. Non è positiva. Se c’è una persona che emerge occorre subito trovare il losco e distruggerla sul piano personale o professionale. Questo sta rendendo aridi i rapporti umani. Siamo tutti più soli. Purtroppo.

 Il centro storico con tanti negozi chiusi, a Natale, con tante licenze commerciali cedute, cosa ti fa pensare?

Come sapete sono figlio di due commercianti del centro storico. Mio papà, Gino Pira, è stato per tanti anni presidente della Ascom Confcommercio. Ha creduto nell’associazionismo e nello sviluppo del centro storico. Oggi è deserto e non riesco più a riconoscerlo. Spesso è vuoto, anche nei giorni di festa. Per incontrare le persone devi andare nei Centri Commerciali. Questo alimenta le disuguaglianze sociali e peggiora le condizioni di vita. La sensazione più brutta è che manca il senso di comunità in cui tutti da giovani credevamo. Bisogna ripartire da lì.

Su cosa deve puntare Licata per riprendersi? Un forte, rinnovato impegno politico potrebbe non esserle sufficiente al punto in cui è ridotta. Ci sono oggi, Francesco, le condizioni affinché tutto il suo contesto socio-economico e culturale possa rimboccarsi le maniche e insieme alla nuova amministrazione costruire una prospettiva di sviluppo? 

Sinceramente  da licatese che ama Licata credo di sì. Amo la mia città perché mio padre, che ho perso quando avevo soli 13 anni, mi ha trasmesso un amore smisurato per la nostra terra e le sue persone. È vero siamo disillusi ma non possiamo abbassare la guardia. È importantissimo il ruolo dei media. Anche i social network, e in particolare Facebook, dovrebbero diventare un luogo di costruzione sociale e non di nuovi cortili o sede di nuove palestre di diffamazione. Certo, per far questo ci vuole una forte spinta da parte di tutte le forze sane della città. Faccio tanti auguri a tutte le mie concittadine e ai miei concittadini. Con tutto il cuore, sperando che ognuno di noi possa contribuire alla rinascita. Per quello che può.