E’ da un po’ di giorni che mi frulla per la testa un’idea, sicuramente non nuova ed originale: Licata ha un’ idea di comunità? I licatesi abbiamo il senso di appartenenza tale da creare una nostra identità? Sinceramente non ho la voglia né la competenza per impantanarmi in discussioni sociologiche e/o storico-sociali. Voglio citare un solo episodio raccontato nel libro Licata Città Rivoluzionaria del Prof. Giuseppe Peritore (a proposito quando qualcuno si prenderà la briga di ristampare questo volume quasi dimenticato e semi-clandestino che considero un dei migliori che parla di una parte della storia della nostra città?): “alle elezioni del 18 aprile 1948 per il Senato della Repubblica il popolo licatese ha votato in massa il canicattinese democristiano Sammartino elargendogli circa 11.000 ( undicimila) voti”. Undicimila voti? A un canicattinese? Che non tenne neanche un comizio di ringraziamento nella nostra città per i voti ottenuti? E’ pur vero che quelle furono elezioni a seguito di un periodo di terrore, ma questa è un’altra storia. La nostra città ha avuto un periodo di orgoglio, e mi riferisco in particolare al Comitato Acqua. Comitato nato fuori dai partiti; nato dal’unione di 24 circoli ricreativi, che oggi non esistono più, con in testa il Circolo Goliardico guidato da gruppo di intellettuali e professionisti. Alle elezioni dell’11 giugno 1967 su circa 22.000 votanti (vado a memoria) si presentarono alle urne soltanto 2.000 elettori. Fu impedito ad un certo Onorevole Napolitano di comiziare in quanto i licatesi si sentivano delusi e presi in giro del solito modo di raccattare voti. Ecco. Questa è Licata. Capace della prima come della seconda cosa.
Esistono oggi gli intellettuali a Licata? Dove sono? Cosa fanno? E’ proprio di questo orgoglio, voglia di riscatto e senso di appartenenza che abbiamo bisogno per cercare di dare una svolta a questa città.
Sebastiano Federico