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È vero, caro Angelo Graci, quanto hai detto ieri su La Sicilia. Senza soldi non si amministra, non si tira avanti, non si può chiedere il finanziamento d’un solo progetto per Licata. Con i pochi spiccioli rimasti nelle casse, con i pochi di cui si attende l’invio dalla Regione e dallo Stato, non si può far fronte alla montagna di debiti con cui il comune deve fare quotidianamente i conti. C’è la Saiseb, c’è il costo esorbitante dei rifiuti urbani, c’è il problema storico, storicamente drammatico ormai, dei precari da salvaguardare. Sarebbe da pazzi non condividere il tuo sfogo in un momento come questo. Anche perché la legge di stabilità del governo Monti, appena approvata dal Consiglio dei ministri, rende ancora più seria la situazione, con ulteriori tagli per la Sicilia. L’assessore regionale Armao  ha ragione di lamentarsene e di lanciare un grido d’allarme. Con quanto arriverà dallo Stato si potranno pagare solo gli stipendi ai dipendenti e il resto non basterà per i servizi o per il finanziamento di qualche progetto. Lo abbia ben chiaro questo soprattutto chi, fra qualche settimana, avrà il difficile compito di governare l’Isola. Inoltre è prevista una riduzione di ottanta milioni per la spesa sanitaria e per i fondi destinati ai Comuni. La Regione, con questi tagli, gli stipendi potrà ancora pagarli; i Comuni probabilmente non saranno più nelle condizioni di farlo. Tutto viene dall’allegra finanza del passato, ma ora anche da quell’Europa verso cui i cittadini mostrano il massimo della diffidenza. “Abbiamo comprato crescita economica e venduto stabilità, ora vogliamo un’economia che tenga conto delle persone” ha scritto Vanna Vannuccini su Repubblica del 10 ottobre. Avete fatto bene, dunque, caro Angelo Graci, a riunirvi a Palma di Montechiaro tutti i sindaci della Sicilia meridionale, della parte di territorio più dimenticata dalla politica e dai poteri finanziari che contano. Per sollevare un problema d’una urgenza e d’una gravità assolute per le città che amministrate, che non potete più amministrare, e per i cittadini – soprattutto i più poveri e disagiati – che per primi piangono le conseguenze delle politiche liberiste. Sono altre le cose che ho contestato alla tua amministrazione. La tua decisione di governare la città senza il consiglio comunale. Pur non assolvendo quel consiglio dalle sue responsabilità, chi ha un’idea compiuta della democrazia non governa, si tratti d’una città o d’un Paese, senza il rispetto del checks and balances, dell’equilibrio e del bilanciamento dei poteri. Hai deciso lo stesso di completare il mandato. Bene, quello che ti chiedo, nei mesi che restano da qui alle elezioni, è di fare a Licata un’operazione di verità politica. Di farla senza indugi. Rivolgo lo stesso invito all’assessore Avanzato. Fatela insieme quest’operazione verità. Dite di chi sono le reali responsabilità dello sfascio amministrativo e finanziario del comune di Licata. So, da notizie di cronaca e dalle voci che corrono, che avete difficoltà ad allestire il bilancio entro il mese. So anche, quale che sia alla fine, che sarà un bilancio per coprire la reale situazione di dissesto dell’Ente e che cercherete di approntarlo, come negli anni passati, per scongiurare un fallimento che avrebbe ripercussioni notevoli su molti lavoratori e cittadini licatesi. Però ditelo chiaramente che le responsabilità della politica finanziaria non sono solo vostre. Ditelo nei prossimi giorni o nei prossimi mesi pubblicamente attraverso un “processo” politico a quanti nel recente passato hanno amministrato la città. Altrimenti, non ha senso ripetere (sino alla noia: e ci avete pure annoiati con questa filastrocca) che i debiti li avete trovati. Il lodo Saiseb è stato tenuto fuori bilancio per anni. Nessuno ha pensato, nemmeno lei dottore Avanzato ha pensato quand’era assessore negli anni scorsi, che i nodi prima o poi sarebbero venuti al pettine? Va bene: anche se era difficile crederlo, la causa con la Saiseb si poteva pure vincere, con l’estinzione automatica del debito e la sua scomparsa; ma era più probabile perderla un giorno. E allora di quel debito, anche se fuori bilancio in quel momento, si doveva tenere conto con una politica finanziaria dallo sguardo lungo e virtuosa. Si dovevano cioè contenere le spese in previsione che quel debito potesse un giorno gravare sul bilancio. E questo purtroppo nei decenni scorsi non è stato fatto. Io credo che un’operazione verità vada fatta su tutta questa vicenda. Un’operazione politica sulla gestione finanziaria del Comune che riguardi il presente e il passato. E deve avere un carattere pubblico, da qui alle prossime elezioni amministrative. Nell’interesse dei cittadini, per il bene di Licata, del suo risanamento finanziario, e non certo per cercare capri espiatori. Quanto meno per capire dove si è sbagliato e non ripetere così mai più gli stessi errori.

Gaetano Cellura