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HPIM3704Solo la scaramanzia impediva di dare per scontata la vittoria di Angelo Balsamo già al primo turno. La scaramanzia e il rispetto per gli altri candidati. Che hanno fatto la loro onorevole parte nella campagna elettorale con tanto amore per Licata e nel suo esclusivo interesse. È la prima volta, da quando è in vigore l’elezione diretta del sindaco, che a Licata non si va al ballottaggio. È la prima volta che la città tributa un plebiscito a un suo candidato. Per il nuovo sindaco Angelo Balsamo questa vittoria vuol dire tante cose. È la rivincita attesa cinque anni, dopo l’amarezza e la delusione provate nel 2008. È una grande soddisfazione politica e personale. È la conferma che il lavoro alla fine premia. E lui ha lavorato per preparare il successo di oggi proprio dal giorno di quella lontana e bruciante sconfitta. Altri si sarebbero arresi. Avrebbero preso atto della volontà degli elettori di non premiarli. E si sarebbero magari oggi riproposti, ma senza quel lavoro preparatorio, quel lavoro di squadra che è la vera chiave del successo. Deciso più che mai a imprimere una svolta a questa città, dal lavoro con giovani fortemente motivati e con un nuovo gruppo di collaboratori l’avvocato Balsamo è subito ripartito. Con un occhio sempre vigile e critico su quanto avveniva nel Palazzo di Città e con l’altro rivolto alle cose da fare, al programma da scrivere per rigenerare Licata e farla uscire dalla palude amministrativa e politica. Ha riflettuto con mente lucida sugli errori commessi nel 2008. Ha deciso di lavorare con i giovani, solo con i giovani. Ha deciso di puntare molto sulle donne, parte fondamentale della sua nuova squadra di governo. Ha studiato a fondo la crisi e la malattia economica, sociale e culturale di Licata. E probabilmente ha anche capito con quali terapie d’urto guarirla. Ha capito come vincere questa volta. Mantenendo un profilo basso. Usando toni mai gridati. Evitando le polemiche e parlando solo dei problemi annosi di Licata. Questo ha fatto girando per i quartieri, ascoltando la gente e dimostrandosi capace di saperla convincere. Nessuna campagna elettorale all’americana, come cinque anni fa. Ma solo una visione lucida dei mali cronici di una città che forse ha trovato il suo giusto dottore. “L’Italia l’è malada e il dottor l’è Prampolin”, cantavano i contadini romagnoli negli ultimi anni dell’Ottocento. Nutrendo fiducia e speranza nel Partito Socialista e in Camillo Prampolini che ne era uno dei fondatori. Forse è possibile parafrasare le parole di quei contadini. Forse anche Licata, con l’elezione di Balsamo a sindaco, ha il suo “dottor” Prampolini.
(g.c.)