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Finite le due campagne elettorali, a dire il vero di poche proposte e ancor minori speranze, Licata è ripiombata nella propria proverbiale stasi mista a rassegnazione. L’amministrazione comunale non ha partorito un progetto che sia uno nei suoi cinque anni per fortuna di imminente scadenza. Non ha intercettato un solo finanziamento pubblico ed è risultata nel finale bilancio politico forse quella che più di tutte le altre ha tirato a campare sin dal primo giorno. La spazzatura non raccolta è da mesi nelle strade a macerarsi sotto il sole e della situazione finanziaria del comune meglio non parlare.

Si dirà, a parziale giustificazione, che gli altri comuni non stanno meglio del nostro. Hanno chi più chi meno gli stessi problemi di pulizia urbana e igiene pubblica e tutti devono confrontarsi quotidianamente con bilanci disastrati. Ma almeno possono contare su amministratori presenti e in grado di rassicurare i cittadini. E il riferimento è agli amministratori di Palma e di Ravanusa, i comuni a noi più vicini.

La situazione dei rifiuti poteva essere complicata ancora di più dallo sciopero dei netturbini. Previsto per oggi, ma revocato venerdì scorso. E al riguardo stamattina, allargato ai capigruppo consiliari, c’è stato un confronto tra l’amministrazione e le maestranze.

Licata – è opinione generale ma nessuno si muove – ha bisogno di essere risvegliata al dibattito pubblico. Circolano già, se non da tempo, alcuni nomi di candidati a sindaco. Cerchino almeno loro – che dovranno fare i conti con un’eredità di problemi seri – di accenderlo questo dibattito. E di essere provetti meccanici di una città in panne.

Gaetano Cellura