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Otto mesi dopo l’avvio del servizio pubblico dell’acqua  – pubblico si fa per dire, visti gli importi delle bollette inviate ai cittadini – il cammino dell’Aica, la nuova azienda consortile voluta dai sindaci dell’agrigentino per esplicarlo, si fa sempre più accidentato ed è ancora lontano dalla piena efficienza operativa. A sua giustificazione c’è la pesante situazione ereditata dalla passata gestione privata, alla quale si sono aggiunti i ritardi della politica e dell’ATI (Assemblea territoriale dei sindaci) in particolare, che ha impiegato due anni, dal 2018 al 2020, per presentare il piano d’ambito e per averlo presentato solo alla scadenza del tempo disponibile. Senza permettere così a tutti i sindaci di poterlo visionare con la dovuta attenzione ed eventualmente proporvi delle modifiche o addirittura di respingerlo per le incongruenze, di natura finanziaria non ultime, ma relative anche alla disparità numerica tra i lavoratori previsti dal piano e quanti invece ne sono finiti realmente nel nuovo organico.

L’attuale stato dell’arte, secondo le associazioni che si battono per l’acqua pubblica e che non perdono occasione per denunciare il ritardo sulla costituzione della Consulta (dalle stesse associazioni rappresentata), impietosamente mostra i debiti su debiti accumulati dalla nuova gestione. Cui si aggiungono le preoccupazioni per il futuro dell’acqua pubblica e che i suddetti debiti finiscano per essere pagati dai cittadini. Un tavolo di confronto con la Consulta permetterebbe alla stessa, come scrivono le associazioni, di fornire un contributo necessario al risanamento della nuova azienda “bilanci alla mano”. Preoccupazioni ritenute “allarmistiche” dai sindaci dell’ATI, che nulla fanno dal canto loro per placarle e per placare soprattutto le apprensioni dei cittadini.

Il nuovo direttore generale dell’Aica, il capo dell’Urega Mimmo Armenio, appena nominato, ha esordito (La Sicilia di oggi) con queste parole: “Sono abituato a gestire situazioni difficili”. Non nasconde dunque le difficoltà connesse al suo nuovo incarico, finora gestito provvisoriamente dalla vicepresidente del CdA Fiorella Scalia. Prima fra tutte di queste difficoltà il contributo di 10 milioni stanziato dal governo regionale la scorsa estate e girato ai comuni dell’agrigentino per far fronte ai problemi finanziari iniziali della nuova azienda consortile. Contributo regionale che soltanto cinque comuni hanno versato nelle casse dell’Aica. E che rischia di saltare se da parte di tutti gli altri comuni non viene presentata alla Regione la richiesta di erogazione entro l’approvazione dell’esercizio finanziario 2022. Ci sono comuni che non hanno ancora votato la delibera del piano di rientro per la restituzione alla Regione della somma ricevuta; e uno, come quello di Licata (per parlare dei fatti di casa nostra), che non ha ancora versato all’Aica neppure le quote sociali, come denuncia il suo presidente Alfonso Provvidenza, sindaco di Grotte. Il quale accusa il proprio omologo di Licata di non fornire alcuna collaborazione e di “manifestare perplessità sulle modalità della nascita e sulla stessa esistenza dell’azienda”.

La questione, a questo punto, per noi licatesi e per il sindaco Galanti diventa politica a tutti gli effetti. Che Licata abbia avuto una ruolo marginale e addirittura diffidente sulla nuova società pubblica subentrata a Girgenti Acque e alla successiva gestione commissariale, è stato palese sin dall’inizio. Ma nessuno finora – né il sindaco, né la sua maggioranza, né il consiglio comunale e nemmeno l’intera classe politica della città – ha trovato il tempo di aprire un dibattito pubblico sull’argomento. Sicché nulla sanno i cittadini dei motivi di questo inspiegabile comportamento politico, nessuno sollecita il sindaco di Licata a fornirne i dovuti chiarimenti. E a rispondere ora al sindaco Provvidenza che direttamente (e duramente) lo tira in causa. Con il risultato che questo nuovo processo di ritorno all’acqua pubblica ci vede, come comune, politicamente ai margini e, come cittadini, sempre più gravati dal caro bollette.

Gaetano Cellura