Nel libro ci sono i 40 anni di storia professionale di uno dei più grandi cronisti siciliani di sempre. Nato a Licata nel 1949 Angelo Vecchio ha lavorato per agenzie di stampa e quotidiani nazionali e locali e collaborato con televisioni nazionali e straniere. Ha seguito i più importanti fatti di cronaca che hanno interessato la Sicilia. Ha incassato per questa sua incredibile attività i Premi nazionali di giornalismo “Giuseppe Fava” e “Mario Francese”.
Nel libro ci sono dettagli e descrizioni che fanno emergere come dietro lo scrittore ci sia un grande giornalista di cronaca nera. In “Stragi parallele” l’autore immagina come dietro ogni strage compiuta da Cosa Nostra ci sia il preciso intento di allontanare l’attenzione del paese dall’organizzazione criminale. Un esempio? Viene ucciso in Sicilia un ufficiale dei Carabinieri ed il giorno dopo c’è una strage a Bologna. La mafia può lavorare più liberamente.
Chi conosce le cronache siciliane o ha letto e studiato i processi di mafia riesce a trovare delle analogie con personaggi e fatti ma Vecchio si sente libero di raccontare in un romanzo, dove non è prigioniero, come in un saggio, del rigore della storia e della narrazione dei fatti.
Il romanzo si regge sui racconti che un boss, condannato all’ergastolo, confida ad un agente di polizia penitenziaria. Lui parla in terza persona ma in realtà quelle storie lo riguardano.
Tra le cose più belle che ha scritto un’intervista a Leonardo Sciascia nella sua casa di Racalmuto.
Ma mentre è fresco di stampa “Stragi Parallele”, assolutamente da leggere, sta già preparando un nuovo romanzo.
Quando gli chiediamo se crede ad accordi tra Stato e mafia risponde senza peli sulla lingua, come è abituato a fare, con la saggezza del vecchio cronista di nera e la consapevolezza del giornalista di lungo corso: “ Cosa Nostra può essere stata di supporto a pezzi deviati dello Stato e viceversa”.
Francesco Pira