Pubblicità

A fronte della liquidazione di un patrimonio di 62.500 euro circa, potranno liberarsi, definitivamente, di debiti per oltre 434mila euro, tornando quindi ad una vita normale dopo un lungo periodo di apprensione.

Protagonisti, loro malgrado, di questa vicenda sono due coniugi empedoclini, che per la prima volta nella nostra provincia sono stati ammessi alla procedura della liquidazione del patrimonio, ai sensi dell’art. 14 ter della L. 3/2012, una delle tre previste dalla legge 3/2012, la cosiddetta “Anti-Suicidi”.

La procedura di liquidazione, aperta dal Tribunale di Agrigento con decreto del Giudice Delegato Dott.ssa Maria Margiotta, è stata presentata per il tramite dell’Organismo di Composizione della Crisi da Sovraindebitamento (Occ) “I diritti del debitore”, l’Organismo di composizione della crisi autorizzato dal Ministero di Giustizia ad operare per i Tribunali di Agrigento e Sciacca.

Gestore della crisi è stato nominato il dottor Antonio Giuseppe Lentini.

“La giovane coppia di coniugi presentava tutti i requisiti per accedere ad una delle procedure previste dalla L. 3/2012 – spiega la dottoressa Stella Vella, referente dell’Occ ‘I diritti del debitore’ -. Sono entrambi imprenditori colpiti dalla crisi ed adesso disoccupati anche a causa del Covid-19, con la prima, e unica, casa pignorata e con le vendite all’asta in corso e una montagna di debiti accumulati per cause diverse. Debitori incolpevoli ma disperati. La procedura – continua la dott.ssa Vella – assume un rilievo particolare poiché se il loro patrimonio fosse stato liquidato all’asta, con il ricavato avrebbero soddisfatto solo una piccola parte dei loro debiti, rimanendo obbligati per la differenza per tutta la vita, adesso con la procedura di liquidazione dopo aver liquidato il loro patrimonio potranno chiedere e ottenere l’esdebitazione e ripartire da zero senza debiti”.

Grazie a questa procedura se entro 4 anni non sopravverranno nuove utilità superiori al 10% dei debiti i creditori non avranno più titolo per incassare i loro crediti. I coniugi non potranno, inoltre, subire azioni esecutive. Il Tribunale ha dichiarato il reddito necessario per il sostentamento della loro famiglia pari a 1.296,00 euro ma ciò solo per i 4 anni previsti di durata della procedura.

L’acuirsi della crisi connessa anche alle misure di contenimento del Covid-19, inoltre, hanno spinto il legislatore ad inserire, nel decreto “Ristori” approvato a fine anno, alcune novità rispetto alla legge “anti suicidi”. Innanzitutto, l’eventuale mancata adesione dell’Agenzia delle Entrate alle procedure prevista dalla norma non costituirà causa ostativa: viene riconosciuto quindi al Giudice il potere di disattendere l’opinione o meglio il diniego dell’Ente rispetto alla convenienza dell’accordo e omologare l’accordo anche se l’Ente non è d’accordo. Altra novità rilevante per i cittadini è la procedura dell’esdebitazione dell’incapiente. Grazie a questa il debitore meritevole che non è in grado di offrire ai creditori alcuna utilità, diretta o indiretta, poiché non ha beni o redditi inferiori al minimo vitale per sé e la propria famiglia ed ottenere una volta nella vita la cancellazione totale dei propri debiti: una sorta di “sanatoria tombale” che consentirà la “rinascita” civile dei debitori, permettendo loro di ripartire e di essere, nuovamente, parte attiva della società.

“E’ necessario – conclude la dott.ssa Vella – un’opera di informazione di tali provvedimenti, per permettere alla legge di svolgere sia la funzione sociale sia quella di contrasto dell’usura, infatti, spesso si assiste ad un ultimo disperato tentativo da parte dei debitori, di risolvere tutto rivolgendosi agli usurai”.