Pubblicità

Le macerie che stiamo vedendo – di città sventrate dai bombardamenti – non sono un film. Sono realtà purtroppo. Sono la realtà. La realtà della guerra. Come sono realtà della guerra i profughi, l’angosciante allarme aereo ripetuto, le città fantasma, i bunker e le stazioni della metropolitana dentro cui le popolazioni civili si rifugiano per sfuggire alle bombe, ora sganciate senza tregua. Le bombe cadono da un cielo del quale la luna è la ferita della notte e le stelle le sue gocce di sangue per dirla alla maniera di Robert Walser. La poesia aiuta in questi casi. I versi confortano. Perché , pur nel terrore, e si parla di duemila morti civili, pur nella tristezza necessariamente intrecciata al mondo, i versi evocano spazi di bellezza.

Noi guardiamo le macerie, le immagini delle macerie, la sanguinosa distruzione: e ne siamo colpiti. Ma sappiamo che quelle immagini guardano noi? E ci chiedono conto dell’inumana notte del mondo di cui siamo responsabili?

Sono le immagini di chi è caduto. E di chi resiste, strenuamente resiste, ma sa di non poterlo fare ancora a lungo. Sono anche le immagini dei civili in fuga verso il confine più vicino, su treni strapieni: e lascia i propri familiari sul campo per difendere la patria assediata, la patria occupata.

Ogni guerra è da condannare sempre – senza se e senza ma, come comunemente si dice. Chi la scatena, chi aggredisce (come ha fatto la Russia di Putin con l’Ucraina) si mette fuori dal diritto internazionale: non lo rispetta per nulla, e meriterà un giorno di essere giudicato. Non solo dal tribunale della storia. Perché se è vero, tra le altre cose, che ogni guerra è una guerra civile, questa tra la Russia e l’Ucraina è qualcosa di più: una guerra tra nazioni sorelle. E nel retroscena delle immagini di violenza e di macerie che tanto ci colpiscono ma che tanto ci guardano – e tanto ci riguardano –  c’è la nostra mancata autocritica, di popolo dell’Occidente, sugli ultimi trent’anni di storia del mondo. E dell’Europa in particolare. Finita l’Unione Sovietica, ci siamo cullati, il mondo libero si è cullato nella vittoria. Credendo di poter dominare il mondo con una politica monopolare e di strapotere dei mercati. Un errore. Una responsabilità storica per quanto sta succedendo oggi.

Gaetano Cellura