La sua nomina poteva avvenire prima se non avesse incontrato l’opposizione di alcuni settori della maggioranza. Ora le cose sono cambiate, la maggioranza si è divisa (forse irrimediabilmente) e il sindaco Galanti pare godere di una maggiore autonomia politica. Ma se le attuali divisioni giovino alla città è un film ancora tutto da vedere.
La giunta di Licata aveva comunque bisogno di un “uomo forte”. E l’ha trovato nel nuovo assessore Domenico Tuttolomondo, ex segretario al comune di Canicattì e oggi in pensione. Conoscitore profondo della macchina amministrativa e dunque, sulla carta, in grado di mettere ordine nel disordine della burocrazia comunale di Licata. Disordine in larga misura causato dall’approvazione della Delibera 50 da parte del consiglio comunale su proposta della giunta. E che ha soppresso i capi dei dipartimenti con lo scopo di affidarne la dirigenza alle Posizioni Organizzative (figure professionali di categoria D).
La storia di questi mesi e di questo mancato, finora, processo riorganizzativo dell’ente è nota a tutti. Le Posizioni Organizzative sono di là da venire – le somme per la loro istituzione non ancora messe in bilancio – e il comune di Licata, ora che anche l’unico dirigente ancora in servizio, l’ingegnere Ortega, è stato praticamente rimosso dall’incarico, si ritrova senza i vecchi dirigenti e senza le nuove figure che dovevano prenderne il posto.
Si capisce, in queste condizioni, quanto difficile sia il compito dell’assessore Tuttolomondo. E quanto il suo lavoro – di riordino di ruoli e funzioni – rischi di essere vanificato come le fatiche di Sisifo. Tuttolomondo è venuto a Licata nel bel mezzo di un duro scontro politico interno alla maggioranza: e di amicizie infrante con probabili carte bollate al seguito. Trova sul tavolo della giunta altri dossier aperti. Come la mancata privatizzazione del servizio dei rifiuti, il rinvio della raccolta differenziata, la riorganizzazione del servizio dei tributi, il bilancio non facile da preparare per un comune in dissesto, il problema ormai cronico del randagismo.
Non è certo l’uomo della provvidenza e non possiamo pretendere tutto da lui, nonostante le tante competenze che gli vanno riconosciute. Sul bilancio, da risanare con un piano a lungo termine, e soprattutto sulla riforma della burocrazia, rimasta a metà strada, l’assessore Tuttolomondo può dare il meglio della sua lunga esperienza. A condizione che lo si lasci lavorare. La materia più spinosa che ha in mano è quella della burocrazia. Dove ha due strade da seguire. Attendere la probabile presentazione del ricorso dell’ingegnere Ortega e proporre di conseguenza una modifica se non proprio l’annullamento della Delibera 50. Oppure andare sino in fondo alla strada già tracciata dai suoi predecessori e ancora oggi avallata dal sindaco. Quella dell’eliminazione dei dirigenti apicali e dell’attribuzione delle loro funzioni alle Posizioni Organizzative. Deve fare in fretta. Perché il comune dal primo di settembre si ritrova senza gli uni e le altre. Deve fare in fretta e augurarsi che ostacoli di varia natura, in una riorganizzazione così complessa e complicata, non rendano inutili il suo impegno e le sue fatiche.
Gaetano Cellura