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Agosto 2017 sarà un mese da ricordare negli annali di Licata. E lo ricorderemo per la Cavalleria Rusticana andata in onda (a tratti, vista la debolezza del segnale) tra Sindaco e Consiglio Comunale. Il verdetto finale ha visto il secondo prevalere sul piano istituzionale, in quanto ha decretato la fine di una sindacatura molto divisiva, ma soccombere su quello reputazionale, in quanto è stato bersaglio di forti critiche da parte della stampa nazionale e dell’opinione pubblica nazionale in genere.

E’ venuto quindi il momento di ritrovare compattezza, nonostante l’imminenza di una campagna elettorale regionale lasci dubitare si possa ottenere coesione politica. Mi permetto, pertanto, in questi giorni di ozio di mezza estate di lanciare una proposta che sarebbe bello ricompattasse tutte le compagini politiche locali, ossia quelle gravitanti attorno ai 21 consiglieri sfiducianti nonché l’area politica che ruota attorno al Sindaco sfiduciato.

Il Governo Gentiloni ha appena approvato un Decreto, denominato Decreto Resto al Sud, il cui articolo 4 introduce le cosiddette ZES, Zone Economiche Speciali. Le ZES sono aree geografiche in cui, al fine di favorire la crescita economica, vengono create misure volte ad attrarre capitali ed investimenti, attraverso agevolazioni fiscali, aggiuntive ed ulteriori rispetto al credito di imposta. Una sorta di zona franca che prende a modello esperienze nordeuropee dove, con queste misure di favore, sono state rilanciate aree economicamente depresse.

L’iter per il riconoscimento dello status di ZES è piuttosto complesso e prevede la collaborazione istituzionale tra Regione e Governo Italiano. Ma ciò che lascia ben sperare è che la misura è rivolta a territori di Regioni meridionali dove sia presente almeno un porto. La misura è infatti volta a stimolare la sviluppo economico nelle aree portuali.

Quale migliore occasione per consentire alla pletora di Ministri, Governatori ed esponenti politici di tutti i partiti che hanno manifestato solidarietà e compiacimento per la svolta di legalità intrapresa dalla Città di Licata per trasformare le parole in fatti. Basterebbe che i 30 che si sono sfidati a duello coinvolgessero ciascuno il proprio partito di riferimento, per portare avanti questa iniziativa in favore di Licata, raggiungendo un traguardo che potrebbe essere storico.

Licata meriterebbe un forte segnale di attenzione da parte del Governo centrale e regionale e ciò per una serie di ragioni. Intanto perché oggi è un territorio isolato a causa delle carenze infrastrutturali nei collegamenti con le città limitrofe e i ritardi nel ripristino delle infrastrutture crollate. Basti pensare che per raggiungere il capoluogo di Regione si impiegano oltre 3 ore, ossia lo stesso tempo che si impiega per andare, in treno, da Roma a Milano.

In secondo luogo Licata rappresenta una delle poche realtà italiane in cui si è combattuto fattivamente l’abusivismo, un fenomeno, a nostro avviso, figlio di un intero sistema colpevole di aver tollerato l’assoluta anarchia edilizia. Chi doveva vigilare sul territorio ha chiuso un occhio e ciò ha creato un affidamento di impunità in capo alla popolazione. Senza pretese di giustificazionismo, intollerabile in uno Stato di diritto, ritengo tuttavia che l’avvenuto ripristino della legalità, attualmente in corso, e spesso avvenuto spontaneamente da parte dei proprietari di case abusive, necessiti una misura di premialità da parte delle istituzioni, anche tenuto conto del fatto che, a fronte di vaste sacche di abusivismo presenti in tutto il Meridione, Licata é l’unica città che sta affrontando concretamente il problema.

Mi piacerebbe quindi che il clamore mediatico suscitato da tutta questa vicenda possa essere utilizzato per reclamare misure concrete in favore del territorio. Dopo anni di emarginazione oggi i riflettori sono accessi su Licata. Quando il “momentum” sarà passato si tornerà nell’oblio istituzionale. E quale migliore occasione per i 30 consiglieri, i quali oggi passerebbero alla storia di Licata per aver provocato il black-out amministrativo, per invertire il giudizio della Storia facendo qualcosa di concreto per la popolazione che rappresentano.

Gioacchino Amato