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di Gaetano Cellura  Una città che perde la capacità di reagire si condanna alla rassegnazione. O peggio, all’ignavia. L’acqua manca, alla Marina è arrivata dopo quindici giorni. Risposta: e che possiamo farci? Ricorriamo ai bidoni, alle vasche pure nei balconi, al sempiterno Abbeveratoio. Oppure, più comodamente, alle autobotti (finché sarà possibile). Questo ormai il nostro modo di ragionare.

E intanto il problema perdura senza soluzione. A Licata, come nell’intera provincia. E come nelle province di Enna e di Caltanissetta. Dove ci si muove, tuttavia. La gente protesta: scende in piazza per il diritto all’acqua: discute di siccità e di reti idriche fatiscenti.

Dalle nostre parti invece il problema dell’acqua è scomparso dal dibattito pubblico dopo avervi fatto una (ma proprio una) fugace quanto inutile apparizione: in quel consiglio comunale aperto di cui si è già perso il ricordo. Né come cittadini né come classe politica nel suo insieme sentiamo l’impegno civile come un dovere. Neppure quando sono in gioco interessi vitali del territorio, diritti inalienabili delle sue popolazioni. Pensiamo non solo alle città, ma al lavoro, alle produzioni agricole. Per le quali l’acqua è fondamentale. 

Ma più di un problema politico ne abbiamo fatto un problema di sola e semplice protezione civile. Senza alcuna riflessione sugli errori commessi dalla politica in tutti questi anni. E su come adesso porvi rimedio. Tutto questo non va bene. Aspettare la pioggia è come aspettare la manna dal cielo, ammettere una mancanza di idee che vuol dire molto di più di un fallimento storico e politico. D’altra parte guardiamoci intorno: la minoranza consiliare, attenta su tanti altri problemi, ignora il principale – l’acqua che manca -, non si confronta pubblicamente con la maggioranza né sente il dovere di sollecitare l’impegno della giunta. E tutti insieme di investire seriamente del problema i governi regionali e nazionali, finora praticamente assenti. Difficile trovare una stasi politica uguale alla nostra. E anche questo non va bene. Per nulla.