Vincenti: Si continua a offendere l’intelligenza dei Licatesi; quella della Tari è una brutta vicenda che nasce male e finisce peggio. Il 7 novembre 2014 nel silenzio assoluto di partiti politici, associazioni di categorie e movimenti in genere, denunciai pubblicamente l’approvazione della delibera di consiglio n° 128 che trattava per l’appunto il nuovo piano tariffario. In quell’occasione ben 11 consiglieri comunali votarono favorevolmente all’approvazione della delibera che passò grazie alla presenza in aula di altri 5 consiglieri che garantirono la validità della seduta. Una delibera molto discutibile in molti suoi
Sarebbe stato più comodo assentarsi, come hanno fatto altri, per non essere oggi accusati come coloro che hanno messo in difficoltà i settori produttivi, ma le assicuro che nessuno meglio di me può conoscerli, essendo uno di loro ed essendo stato per 10 anni dirigente della Confederazione degli Artigiani CNA di Licata. Mi preme sottolineare che la Tari non è un tributo nato con l’Amministrazione Balsamo, ma è un’ imposta prescritta dallo Stato Italiano, istituita nella legge di stabilità del 2014.
L’attuale Consiglio Comunale non poteva esimersi dall’approvazione, o vilmente rimandare il problema, facendo mancare il numero legale, come molti hanno suggerito.
In realtà la nostra è stata una presa di coscienza consapevoli del fatto che in mancanza di votazione sarebbe stata comunque approvata dal Commissario Straordinario. Pertanto quegli 11 consiglieri, che hanno avuto il coraggio di approvare detto dispositivo sono oggi consapevoli che sarebbero stati esposti a vili attacchi e sterili polemiche, finalizzate alla ricerca di consensi in campagna elettorali.
Desidero inoltre precisare che l’approvazione della Tari da parte del Consiglio Comunale, che lei oggi attacca ha permesso l’applicazione delle tariffe minime, cosa che non sarebbe potuto accadere se fosse stata approvata dal Commissario Straordinario. Ritengo che queste forme di attacchi sono solo una mera strumentalizzazione politica.
Invito il sig. Vincenti, data la sua lunga esperienza politica di scrivere articoli contenente argomentazioni più completi e veritiere. Detto tributo serve a coprire tutta la spesa per la raccolta dei Rifiuti Urbani, che dai 3,5 miliardi delle vecchie lire, oggi ha raggiunto la spesa di circa 7 milioni di euro.
Adesso io mi chiedo di chi è la responsabilità di tale lievitazione dei costi? Invito sempre il sig. Vincenti a chiarirci come mai nelle Amm.ni precedenti il problema rifiuti non è stato affrontato con la medesima indignazione, atteso che tale problematica è stata ereditata dall’Amm.ne Graci nella quale rivestiva la figura del Presidente del Consiglio. A conti fatti ritengo che la Vostra Amm.ne non abbia fatto nulla di utile o di concreto, ma posso affermare quello che ha fatto l’Amministrazione Balsamo con questo Consiglio Comunale per ridurre tale debito. E’ stato approvato un Piano di Intervento, il quale ultimato tutto l’iter procedurale, ridurrà la spesa di circa 2.5 milioni di Euro. Sempre con la nostra Amministrazione, grazie al contributo del Consiglio Comunale, è stato previsto che la raccolta dei rifiuti venga fatta in House.
Questa decisione determinerà un risparmio di 1 milione di Euro, considerato che il servizio esterno è stato sempre fallimentare ed esoso per la collettività di cui tu ti preoccupi tanto. Sottolineo pure che sempre l’amm.ne Graci, nella quale lei eri il Presidente del Consiglio è stata responsabile dell’affidamento alla società Engineering Tributi S.p.A., la quale per la riscossione dei tributi incassava ed incassa a ogni anno circa 1 milione Euro di agio, che grava sulla collettività. Mi chiedo come mai la preoccupazione per i tributi locali nasce solo adesso in piena campagna elettorale? Concludo affermando che il vero mea culpa debba essere fatto soprattutto da coloro che hanno amministrato precedentemente e taciuto sul danno economico alle casse Comunali e adesso giocano a puntare il dito contro persone che si sono presi la responsabilità delle posizioni che hanno adottato nell’interesse comune anche se impopolari.