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Esce in questi giorni la Storia scellerata (di don Lollò il Crasto, che fece il vastaso per diventare l’ultimo Gattopardo, attore, nobile, mafioso e deputato), l’ultimo romanzo dello scrittore Francesco Bellanti, sempre per i tipi dell’editore Carello di Catanzaro, la stessa casa editrice con la quale lo scrittore palmese ha pubblicato con successo “Isabella Tomasi di Lampedusa – La più grande dei Gattopardi”, (Francesco Bellanti, Storia scellerata – di don Lollò il Crasto, che fece il vastaso per diventare l’ultimo Gattopardo, attore, nobile, mafioso e deputato – pagg. 296, Carello Edizioni, Novembre 2022, Catanzaro, euro 19). Con questo romanzo, l’ex professore del Liceo G.B. Odierna di Palma di Montechiaro e dell’ITC Re Capriata di Licata conferma i suoi interessi per una letteratura visionaria e fantastica, ma fortemente ancorata alla realtà, secondo un’estetica molto vicina a quella del realismo magico. Questo romanzo di trecento pagine e dal ritmo travolgente, è, infatti, come altri libri dello scrittore, un omaggio alla sua terra, una Sicilia multietnica, multirazziale, internazionale, interculturale, allucinante ed effervescente, aberrante e pazzesca, metafisica ma vera, luogo fatale d’incontri, d’incroci di razze, genti, popoli, culture e lingue, ambientato in un paese immaginario che continua a chiamarsi Almeda, già presente ne “Il Cardinale e il labirinto di Dedalo” (2020), ma che somiglia molto al paese dove lo scrittore vive. Così viene fuori, in questa Storia scellerata, una Sicilia ricca di storia, cultura, arte, tradizioni religiose. Anche questo romanzo trasuda di Sicilia, e lo scrittore ce la presenta come una terra meravigliosa metafora del mondo, culla di grandi civiltà, incrocio di popoli e di culture, terra che unisce e non divide, anello di congiunzione tra l’Oriente e l’Occidente, amata da poeti e scrittori, meta di pellegrinaggio e di viaggi di mille genti diverse. Solo in Sicilia si può trovare quello che Francesco Bellanti ha descritto nel libro, un caleidoscopio straordinario di personaggi tragicomici, bizzarri, stravaganti, eccentrici, paradossali ma veri, uomini, non solo maschere di un tourbillon di storie, dialoghi, incroci culturali e linguistici originali. Solo qui si possono incontrare attori schizofrenici, politici corrotti, preti semplici e preti geniali, intellettuali stralunati, poliziotti e carabinieri eccentrici, predicatori folli, mistici, visionari, occultisti, medium, maghi, spie tamarre, mafiosi e aspiranti mafiosi, suore che vedono Diavoli, sagrestani, registi inglesi stravaganti e attricette puttane, intellettuali e storici spagnoli, eruditi e contadini ignoranti, amministratori corrotti, prefetti, esorcisti spagnoli, psicanalisti svizzeri, medici e preti. In quest’atmosfera si svolge la storia straordinaria di un grande proprietario terriero, Don Calogero Pappalardo, detto don Lollò il Crasto, un ex mafioso che vuole diventare il più grande dei mafiosi, deputato, l’ultimo dei Gattopardi. Un uomo che all’improvviso impazzisce, vuole rappresentare un Mortorio sacrilego che getta nel panico il paese. Dice di essere il Diavolo e terrorizza tutti facendo diffondere di sé una cattiva fama d’indemoniato, puttaniere e assatanato di sesso. Segue un’indagine imbarazzante prima di poliziotti e poi di carabinieri in questo mondo così pazzesco, in un’atmosfera da fine del mondo, dentro una vicenda dove ben presto si dipana anche il mistero di un grande teologo che vive appartato in un Monastero benedettino di cui è rettore, e che ha il suo coronamento in una straordinaria storia d’amore attraversata da quarant’anni di follia, di solitudine e di desiderio. Coerente con questa realtà multiforme anche la scelta linguistica dell’autore, una lingua dove si mescolano italiano arcaico e moderno forbito ed elegante, latino e lingue europee moderne, la moltitudine e la vivacità dei dialetti. Questa scrittura così vulcanica e travolgente, esplosiva, in un racconto popolare fatto di dialoghi veloci, pieni d’ironia e umorismo, espressione di una comicità irresistibile e trascinante, è una soluzione narrativa nuova e rivoluzionaria, insieme con la eterogenea umanità della moltitudine di personaggi che affollano una vicenda fuori del comune, colloca questo libro come il punto più alto della produzione del talentuoso scrittore palmese.