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consorzioRiceviamo e pubblichiamo:

Lettera aperta agli agrigentini:
“Perché Agrigento ha bisogno della Sagra del Mandorlo in Fiore”

Sono ormai pochi quelli che possono dire di essere nati in una Agrigento che non festeggiava la Sagra del Mandorlo in Fiore. Per tutti gli altri la Sagra è un appuntamento che ha scandito, anno dopo anno, tutte le fasi della loro vita: sin da bambini quando assistevano con meraviglia alle sfilate seduti sulle spalle dei genitori, da adolescenti fra i gruppi per fare amicizia ed ora, genitori, con i bimbi seduti sulle spalle. La Sagra del Mandorlo in Fiore ci appartiene.
Molti sono i motivi per i quali questa festa è da considerarsi un patrimonio comune degli agrigentini e non si può rinunciare ad organizzarla. Il primo, di carattere morale, è sicuramente quello di garantire continuità ad un evento la cui celebrazione è stata interrotta solo a causa della Seconda Guerra Mondiale e che si ripete da quasi 70 anni. Il secondo motivo riguarda l’aspetto culturale e persino pedagogico della Sagra. Una manifestazione che durante le sue molte edizioni ha contribuito ad ampliare gli angusti orizzonti mentali degli agrigentini, attraverso la conoscenza diretta di altri popoli e della loro cultura, con il forte messaggio di pace interculturale simboleggiato dall’accensione del tripode davanti il tempio della Concordia al termine della suggestiva fiaccolata dell’amicizia. Il terzo motivo riguarda il contributo che la Sagra ha dato allo sviluppo del turismo cittadino attraverso la buona promozione della nostra terra per oltre 60 anni, sono tanti gli operatori turistici che hanno conosciuto per la prima volta Agrigento in occasione della Sagra del Mandorlo in Fiore e permettetemi di dire che Agrigento senza la Sagra del Mandorlo in Fiore sarebbe stata una Agrigento peggiore sotto tanti punti di vista. Da mesi arrivano richieste e prenotazioni come ogni anno perché, anche se la manifestazione non ha più lo smalto di un tempo, Agrigento ha sempre rispettato l’appuntamento e in un modo o nell’altro la Sagra si è sempre fatta. Se veramente la Sagra non si facesse più o se venisse posticipata, il danno di immagine e di affidabilità della nostra destinazione sarebbe veramente notevole con conseguenze negative anche nei mesi successivi. A questo punto è necessario trasformare questo stato di crisi in una opportunità.
Se i soldi a disposizione si sono ridotti, riduciamo la Sagra, riformuliamola per esempio ritornando alle origini, ma facciamola sempre e comunque, perché questa città non si può e non si vuole arrendere.

Ing. Paolo Pullara
Presidente del Consorzio Turistico Valle dei Templi