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La replica di Angelo Biondi: “La Rai, Giletti, i buoni e i cattivi”

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CONFERENZA BiondiDopo essere stato tirato direttamente in ballo nel corso della trasmissione “L’Arena” in onda ieri, ecco la replica dell’ex sindaco Angelo Biondi.

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Dai giornalisti della Rai (servizio pubblico), ci si aspetta un comportamento deontologicamente più corretto: a fronte di un’informazione-illazione, che accusa una persona di fatti gravi, ti aspetti una certa cautela, la ricerca dei dovuti riscontri oggettivi prima di darla in pasto al vasto pubblico di televisivo. Invece no, fanno esattamente come qualche indegna tv locale, dove la verità è un optional e la diffamazione la regola. Ieri, dall’Arena di Giletti, ho subito l’ennesima vigliaccata ai danni della mia persona e della mia famiglia. L’inviata della trasmissione, in collegamento da Licata, ha mostrato in diretta nazionale facendo nome e cognome, la mia casetta al mare, indicandola come simbolo di doppia illegalità: “una casa abusiva…che dovrebbe andare giù”; sanata, in barba a quanti stanno lottando per la loro casa, grazie al fatto di essere stato sindaco della città.
Mi rendo conto che questa vicenda delle demolizioni è ormai diventata un circo mediatico, dove ogni conduttore televisivo si è tuffato senza indugio, ben felice di osannare il ripristino della legalità e di dare addosso alla politica dei ritardi, delle omissioni e delle connivenze. E se, in questo circo televisivo, è di fondamentale importanza creare l’immagine di un sindaco coraggioso, che sfida ogni condizionamento per combattere abusi ed illegalità; forse diventa altrettanto utile costruire l’immagine di un ex sindaco con la casa al mare abusiva, sanata con chissà quale artificio, e (ai tempi) tollerante con gli abusivi.
Questa è la televisione, mi ha detto uno che ne capisce: non guarda in faccia nessuno, butta tutto e tutti nel trita carne mediatico e finché c’è una buona “audience”, continua senza remora alcuna; appena scema l’interesse del pubblico televisivo, si spengono i riflettori e chi s’è visto, s’è visto. Sarà! Ma per quel che mi riguarda non posso assolutamente accettare l’immagine con la quale mi hanno voluto dipingere quelli de “L’Arena” (a cui risponderò, ove c’è ne fossero gli estremi, per le vie legali). Come non posso accettare questi continui ed interminabili attacchi diffamatori della mia immagine di ex amministratore di questa città; una città che ho cercato di servire al meglio, con onestà ed abnegazione. Ecco perché rompo il silenzio che mi ero imposto sull’argomento, non volendo alimentare con qualche mia riflessione ulteriori inasprimenti di toni e di comportamenti data la tensione e la disperazione che si vive al momento. Voglio dire ai giornalisti d’assalto, agli anonimi e meno anonimi calunniatori, ai paladini di giustizia, a chi lotta per la casa, di non lanciarsi in una indiscriminata “caccia alle streghe”, non si difende la propria causa lanciando accuse su tutti e tutto. Esiste uno strumento incontrovertibile che stabilisce quali immobili ricadenti nella fascia dei 150 metri dal mare sono sanabili, ed è: il “rilievo aerofotogrammetrico” della costa Siciliana fatto eseguire dalla Regione subito dopo l’approvazione della legge 78/76. La fotografia aerea della costa è l’elemento oggettivo che determina l’esistenza ante legge di un immobile, chi cerca verità non deve fare altro che consultare le relative “aerofotogrammetrie”. Per completezza di informazione aggiungo che l’immobile che mi riguarda – una casetta di 50 mq., purtroppo senza terreno di pertinenza, per cui le palme e il verde inquadrato dalla Rai, non appartengono alla mia villetta – non è stato edificato da me, per cui non posso nemmeno essere tacciato di aver costruito abusivamente, ma l’ho comprato nel 2002 (un anno prima di diventare sindaco), e solo dopo averne scrupolosamente verificato la sua esistenza ante legge, nonché la correttezza della domanda presentata in sanatoria dall’originario proprietario. Tutto il resto, per quel che riguarda il sottoscritto, sono vigliaccate e calunnie a cui purtroppo sembro ormai irrimediabilmente condannato per il semplice torto di essermi voluto impegnare in prima persona per migliorare la mia città.

Angelo Biondi

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