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Per settant’anni è stata guida e lume. Ma oggi, grazie a una legge elettorale assurda, persino la Costituzione, la nostra bella Costituzione, non sa darci indicazioni precise sul dopo-voto. L’incarico Mattarella dovrà darlo al leader del primo partito uscito dalle urne o al leader del primo partito della coalizione più votata?

Bel rebus per il Presidente della repubblica. Che dovrà far ricorso a tutta la sua sapienza istituzionale per dare un incarico di governo che non scontenti nessuno. E sapendo già che, quale che sia, la sua scelta accontenterà alcuni e scontenterà altri. Dovrà muoversi in un labirinto di preincarichi e incarichi esplorativi, lungo iter cui da un po’ di tempo non siamo più abituati. E che, per primo, metterà alla prova proprio lui: il Presidente. E a causa del pasticcio combinato dal parlamento uscente. Che ha regalato all’Italia il Rosatellum, questa nuova legge elettorale fatta per non far vincere nessuno, per rendere il paese ingovernabile e per far rimpiangere a questo punto pure la bocciata riforma costituzionale di Renzi. Che almeno ci diceva, finite le elezioni, chi era il nuovo presidente del Consiglio. Chi aveva vinto e chi aveva perso.

Ma in Italia – lo sappiamo – si pensa più al proprio interesse che a quello generale del paese. E dell’interesse dei partiti è figlio questo Rosatellum che si vorrebbe subito cambiare. Per cui prepariamoci a una lunga trafila: con maggioranze che possono comporsi per le elezioni dei due presidenti delle Camere, ma sfaldarsi per la composizione del governo.

È uno scenario inedito che si apre, una pagina bianca su cui scrivere il più incerto capitolo della storia repubblicana. Frutto dei tempi che stiamo vivendo e di una preoccupante mediocrità politica.

(g.c.)