Fino a ieri sapevamo che erano da poco arrivati a Sirte. Ma i primi italiani rimpatriati ci avvertono che i terroristi islamici erano invece ancora più vicini, e presenti a Tripoli da tempo. Ogni paese del mondo senza uno Stato e un governo forti (e nel caso della Libia di gigantesche macerie politiche) diventa per il terrorismo islamico terreno di facile conquista dove estendere il progetto del Califfato. Ma nei confronti della Libia le nostre responsabilità, le responsabilità dell’Europa e dell’Occidente sono enormi. Siamo noi che l’abbiamo bombardata e resa un paese fragilissimo e vulnerabile qualche anno fa. E senza avere un’idea chiara del “dopo Gheddafi”.
Questa è dunque la situazione. Non da oggi l’Isis è alle nostre porte, sull’altra sponda del Mediterraneo. Il governo italiano ne era informato e ha taciuto? Il governo italiano è consapevole dei rischi che il paese corre? Ha un’idea di come affrontare il pericolo? Da solo o insieme all’Europa e all’Onu?
Ogni divisione sulla politica interna va messa da parte. In questo momento sarebbe superflua e persino ridicola. La presenza dell’Isis in Libia diventa un banco di prova per l’Unione europea (c’è collaborazione tra i paesi membri o ognuno deve sbrigarsela da solo contro il terrorismo?) e per l’Onu stessa, di cui non si capisce se esiste ancora e se è in grado di intervenire e risolvere le situazioni più difficili.
(g.c.)