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Il consiglio comunale si occuperà domani di salute ambientale. Primo punto all’ordine del giorno. Quale migliore occasione per discutere – e nominare una commissione consiliare che se ne occupi – della caterva di ferraglia abbandonata sulla banchina del porto commerciale?

Il tema all’ordine del giorno riguarda specificamente la presenza di amianto a Licata e dei relativi rischi per l’incolumità dei cittadini. Ma quella ferraglia è lì da più di due anni, ammassata tra il faro e il silos di cemento (altra grande attrattiva del nostro porto). Dimenticata nel silenzio generale della classe politica, dell’amministrazione comunale e delle associazioni ambientaliste. Presidente Russotto, faccia un giro ogni tanto per la città, insieme a qualche consigliere comunale, e prenda visione non solo di tutto quel ferro sulla banchina ma dell’abbandono totale in cui Licata versa: tra erbacce varie, chiome di alberi non tagliate, strade e spiagge impresentabili, piene di buche e di sporcizia varia. Ora che la quarantena è finita e più non rappresenta una giustificazione al malgoverno, è giusto dedicare un po’ di attenzione allo stato complessivo della città: se si è (o si vuole essere) classe dirigente. Non correte dietro solo alle polemiche – mi riferisco ad alcuni consiglieri e a qualche assessore – con l’onorevole Pullara tutte le volte che vi muove un rilievo o vi segnala una disfunzione. Mostrate, anzi, la stessa solerzia con cui prontamente gli rispondete verso cose più utili, di più interesse per i cittadini.

In realtà, caro Presidente, dovrei rivolgermi più al sindaco che a lei. In realtà i licatesi dovrebbero chiedere conto di tutto quel ferro sulla banchina più al sindaco che a lei. Ma il fatto è – piuttosto sorprendente nel suo insieme – che non risulta alcuna interrogazione consiliare su questo grave problema. Che pure è sotto gli occhi di tutti e non può, non dovrebbe passare inosservato. Se la giunta finge di non vederlo, lo veda almeno il consiglio comunale. La proponga Lei, presidente Russotto, una commissione consiliare che se ne occupi al più presto investendone la Capitaneria di porto e la stessa Procura della repubblica che – sento dire – ha posto sotto sequestro la ferraglia, bloccandone a suo tempo l’imbarco sulla nave che avrebbe dovuto smaltirla altrove, e in posto comunque lontano da Licata.

Non conosciamo i motivi del sequestro. Se è avvenuto per motivi burocratici o più probabilmente perché trattasi di materiale inquinante. Ma sappiamo che è lì da troppo tempo e che nessuno si muove per chiederne la rimozione. A maggior ragione se è inquinante. E ammesso che lo sia e che la magistratura l’abbia sequestrato per questo motivo, le pare possibile, Presidente, che sia rimasto scoperto tutto questo tempo, senza un telone protettivo, esposto al vento e alla diffusione di eventuali polveri sottili. I cittadini hanno il diritto di sapere come stanno le cose e di essere rassicurati, se necessario. Ma visto che nessuno si muove, visto che nessuno in questi anni ha sollevato il problema, è venuto il momento di sollevarlo voi, Presidente, discutendone domani in consiglio comunale e creando una commissione di consiglieri capaci di andare fino in fondo. Non si può parlare di salute ambientale in astratto. Si misura anche su questo, soprattutto su questo la credibilità di una classe politica.

Gaetano Cellura